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In Veneto, a San Dona' di Piave, il primo negozio tradizionale a Km zero

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[29/05] Si chiama “Fatto in Basso Piave”, si trova a San Donà  in provincia di Venezia, in Viale Primavera 23, ed è il primo negozio “tradizionale” che in Italia ha voluto vendere solo prodotti del territorio, ovvero a km 0.
Non a caso al suo interno campeggia un cartello scritto a mano: “non vendiamo banane né ananas, ma solo quello che adesso la campagna produce”.

 

Felice per questa nuova proposta commerciale il vicesindaco Gobbo, che ha portato il saluto del primo cittadino Francesca Zaccariotto, presidente della Provincia di Venezia, mentre la titolare Barbara Boaretto ha spiegato le ragioni di aprire un negozio del genere, dove si vende di tutto: frutta, verdura, farina, birra e vino, infusi e liquori, noci, frutti di bosco, miele e marmellate, provenienti da aziende della quali la più vicina sta a 2 km e la più distante a 80, nel bellunese.

Questa bottega, che nella sua assoluta novità  recupera il modo di vendere di una volta, è stata inaugurata oggi dallo stesso assessore all’agricoltura del Veneto Franco Manzato, affiancato dal vicesindaco Alberto Gobbo e dal presidente di Coldiretti Veneto Giorgio Piazza, che hanno consegnato ai giovani titolari, Barbara e Ludovico Boaretto, la targa che li riconosce e li ammette nella ormai grande famiglia del km zero, cioè di quanti privilegiano i prodotti di prossimità  e di stagione.

“Non si tratta di una moda o di uno slogan – ha sottolineato Manzato – ma di una scelta, che è politica ed economica e i cui contorni sono fissati dalla Legge veneta n.3 del 2010, che ha appunto ufficializzato il “chilometro zero. In un Veneto dove l’agricoltura può fare conto su circa 400 tra prodotti tipici, DOP, IGP  la tipicità  diventa un fattore di ricchezza e il nostro obiettivo è e rimane la redditività  delle imprese, quelle agricole ma anche quelle di distribuzione, che guardano alla tipicità  con sempre maggiore attenzione”.

Sulla stessa linea l’intervento del presidente di Coldiretti Giorgio Piazza, il quale ha sottolineato la necessità  di non illudere i produttori con le favole ogm, che ci toglierebbero la ricchezza della qualità  che viene dal territorio e dalla singolarità  delle sue produzioni per buttare l’agricoltura nel calderone dell’agricoltura mondializzata tutta eguale dove prevale chi lavora a costi bassissimi rispetto ai nostri.


 

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