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Il Consiglio di Stato mette una pietra tombale sul venetismo

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[22/09] Il Consiglio di Stato il 17 settembre u.s. ha depositato le motivazioni per le quali in luglio aveva rigettato il nostro ricorso per la partecipazione alle elezioni.

Il presupposto del ricorso è stato che lo Statuto della Regione Veneto all'art.2 parla esplicitamente di “Autogoverno del Popolo Veneto“, cosa riconosciuta più volte anche dal Consiglio regionale del veneto, e si mirava a far valere i diritti del “popolo veneto” come minoranza nazionale e linguistica. In pratica si lamentava il fatto che la regione, titolare della competenza esclusiva sulla legge elettorale, non aveva ancora emanata una norma che riconoscesse anche i diritti del popolo veneto come minoranza nazionale, e che non aveva nemmeno attuato il bilinguismo.

Si tenga presente che l'affermazione “il popolo veneto è riconosciuto da legge” è stato un mantra di tutti i movimenti e gruppi politici che si rifanno alla identità  veneta fin dall'inizio degli anni '80 quando nacque la Liga Veneta.
La Liga , come la Lega, l'Union del Popolo Veneto ecc hanno sempre richiamato questo articolo affermando che grazie a questo riconoscimento ci fosse il diritto per il “popolo veneto” all'autodeterminazione, cioé all'autonomia se non proprio all'indipendenza. Nel 1998, anche a seguito della presa del Campanile (i c.d. “Serenissimi”), il Consiglio Regionale del Veneto ha messo per iscritto questa idea di sovranità  nella famosa risoluzione 42, nella quale al popolo veneto veniva esplicitamente riconosciuto il diritto di Autogoverno e di autodeterminazione, quindi perfino il diritto di rivedere l'unità  all'Italia, tant'è che veniva richiesto al parlamento italiano di emanare le modalità  per un apposito referendum per l'indipendenza.
Fra i firmatari anche Galan, Morosin, Casarin, Chisso, De Poli, Foggiato, Fontana, Braghetto, Beggiato, Comencini e molti altri nomi illustri
Si veda il documento a questo indirizzo http://www.statoveneto.net/risoluzione42.html

In quella risoluzione la regione si dichiara rappresentante del popolo veneto, nel senso di soggetto di diritto internazionale, la qual cosa, oltre che essere impossibile costituzionalmente, lede i diritti dei Veneti del Friuli-Venezia-Giulia e degli altri delle Venetie.

Lo scrivente, ignaro della risoluzione 42, nel 1999 ha invece proposto e fondato “l'autogoverno del popolo veneto” con una interpretazione dello statuto e del diritto di “Autogoverno” ben diversa da quella basata sul diritto internazionale. Infatti non può essere la regione, ente strumentale dello Stato, a rappresentare il popolo veneto ma delle istituzioni di Autogoverno proprie del popolo veneto indipendenti e autodeterminate sulla base del diritto di cittadinanza dei veneti, anche esso da determinare autonomamente come facemmo.

Nel 2010 il nostro partito (Venetie per l'Autogoverno – www.venetie.in) che è ad oggi l'unico a riconoscere l'autodeterminazione compiuta dall'Autogoverno nel 1999, chiedeva appunto di vedere riconosciuti al “popolo veneto” i diritti enunciati nelle leggi, almeno quelli di minoranza etnica/nazionale, da proteggersi con l'istituzione di collegi speciali riservati per i candidati che lo rappresentano, similmente a quanto succede per altre minoranze in Europa. Questo anche sulla base di una norma del Consiglio d'Europa che l'Italia ha ratificato nel 1997 e che è diventata cogente per il trattato di Lisbona.

In particolare, è stato chiesto di semplificare la raccolta firme per un numero limitato di seggi regionali in proporzione ai veneti iscritti in anagrafe del popolo veneto, censimento autogestito.

Di per sé la richiesta di seggi riservati per una minoranza non rappresentava nemmeno una novità  in quanto già  nel 2008 le rappresentanze delle minoranze linguistiche dei ladini e dei Cimbri del veneto avevano già  presentato analoga richiesta, ma loro nella qualità  di minoranze linguistiche riconosciute e protette dalla costituzione, cosa da distinguere dalle minoranze “nazionali”, di cui la Costituzione non parla.

Venetie per l'Autogoverno nel maggio 2010, esclusa dalle elezioni, ha presentato ricorso al TAR contro il ritardo della Regione Veneto che non aveva ancora emanata una normativa elettorale regionale protettiva della minoranza nazionale veneta, dato che essa ha la competenza esclusiva per l'art.122 Cost (sebbene il governo abbia modificato la legge elettorale regionale) .

Il Tar del Veneto ha rigettato l'azione, ma Venetie per l'Autogoverno è ricorsa al Consiglio di Stato.
In quell'ambito si è avuto l'intervento della rappresentanza dei cimbri dell'altopiano di Asiago, che sostenevano “ad adjuvandum” le ragioni del ricorso lamentando anch'essa la negazione dei diritti di minoranza, quindi intervenendo per ragioni proprie di giustizia.

Ma il Consiglio di Stato, confermando il TAR, ha sostenuto che la dicitura “popolo veneto” enunciato nello Statuto significa solo “popolazione”, ossia i residenti della regione, e per tanto non identifica né un popolo sovrano, né una minoranza nazionale. Testualmente:
“Non vi è dubbio, poi, che non possano sovrapporsi i concetti di autogoverno, cui fa riferimento lo statuto, consistente nel governo di una collettività  da parte di individui scelti dai suoi membri nella forma della democrazia rappresentativa, e di sovranità , riconosciuta al popolo come comunità  nazionale dall'art. 1 della Costituzione ed estranea alla fonte statutaria.”

In questa maniera il Consiglio di Stato ha sconfessato ogni movimento che a questo dispositivo abbia fatto riferimento, il nostro per primo, ma ha disconosciuto anche il fondamento logico della risoluzione 42 del 1998 con la quale il Consiglio regionale del Veneto aveva riconosciuto il popolo veneto ed il diritto all'autodeterminazione.

In verità , il Consiglio di Stato, pur richiesto, non ha nemmeno preso in considerazione la Risoluzione 42, ma le ha negato nei fatti ogni valore perché il fondamento era proprio l'identificazione di “popolo veneto” con un soggetto di diritto internazionale sovrano a cui veniva riconosciuto sovranità .

In questa maniera , non solo si sono dichiarati il “popolo veneto” dei semplici residenti di una regione, ma si sono dichiarati per legge popolo veneto anche i Cimbri, i ladini e le altre minoranze linguistiche del veneto, disconoscendo a tutti qualunque specificità  degna di tutela diversamente da quanto avviene per Sud Tirolesi, Friulani, ecc.

Con questa sentenza, salvo colpi di scena successivi, si chiude insomma un ciclo storico, e il venetismo viene “cassato” come una sciocchezza popolare addomesticata dai politici.

Insomma, secondo il Consiglio di Stato tutti coloro che dal 1971 in poi hanno parlato di Autogoverno del Popolo Veneto attribuendogli un significato di “sovranità “, sono tutti degli illusi, sopratutto lo sono i firmatari della delibera 42 del 1998 del Consiglio regionale veneto.

Questa sentenza in maniera certa interrompe ogni speranza di autonomia e autogoverno ai veneti, per primi coloro che perorano la causa di una indipendenza attraverso metodi democratici e referendari: non esiste più alcun appiglio legale né alcun riconoscimento di identità  o specificità  ai veneti che possa servire da fondamento.

Piaccia o no lo Stato Italiano, in ogni passaggio amministrativo, e nella sua più alta rappresentanza del Consiglio di Stato, così come in sede politica e costituzionale, rifiuta ogni riconoscimento linguistico e di minoranza al popolo veneto.

Per lo Stato italiano semplicemente il popolo veneto non esiste, non ha identità  né storia, né lingua, non è degno di autogoverno, autonomia ed è giusto che riceva 1 decimo dei soldi che riceve dalla Sicilia.

Mi aspetto che la situazione italiana attuale venga presto venga cristallizzata per sempre nel federalismo, vale a dire : chi oggi riceve non perderà  nulla, chi oggi non riceve (come i veneti) non riceverà  nulla.

Fine del Venetismo, ma se questa verifica si fosse fatta 30 anni fa, o almeno 12, o 5 anni, si sarebbe da subito risparmiata una inutile demagogia ai veneti . Se si fosse verificato prima, almeno si sarebbe potuto aggiustare il tiro e far sparire da subito ogni illusione democratica ai veneti permettendo loro di farsi i propri conti invece di perdere tempo in inutili elezioni.

Da oggi in poi comunque non si dica che la regione veneto rappresenta il popolo veneto, perché per il Consiglio di Stato il “popolo veneto” non sono altro che i residenti della regione veneto, cioé la regione non rappresenta il “popolo veneto” nel senso di diritto sovrano, ma solo i residenti della regione veneto. Appunto quello che dicevo 12 anni fa.

Con questa negazione “nel diritto” dell'esistenza del Popolo Veneto, muore ogni riconoscimento legale dei veneti come identità  storica e come nazione, muore anche ogni appiglio per un referendum regionale in quanto non esiste un “quid” legale che lo permetta. Come si vede da tutte le sentenze, secondo lo Stato i veneti vanno solo educati al bastone italiano , pagare e tacere.

Ma da veneto dico che la battaglia non è finita, occorre vedere cosa dice il Consiglio d'Europa. Purtroppo ci vorranno anni.

Loris Palmerini
Segretario di Venetie per l'Autogoverno www.venetie.in
Capo del Governo del Popolo Veneto. www.statoveneto.net

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