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G 20 a Venezia da oggi: evento mondiale e disagio

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Non sempre il silenzio è muto. E i veneziani, dopo aver assistito alle manovre ‘imposte’ dall’imponente evento del G20, e aver cercato di inghiottire il boccone amaro di una parte di città blindata da cordoni di sicurezza e cancelli, hanno iniziato a interrogarsi, a chiedersi il senso di questa operazione capillare intorno all’Arsenale.
Con i rii chiusi e interdetti alle barche, una parte di città, quella intorno alla zona della Celestia, è condannata a una specie di arresti domiciliari.
Per gli abitanti, con un pass in mano per entrare e uscire dal quartiere di residenza, la vita cambia, le privazioni rendono diffidenti e non convince più l’antica storia di una Venezia “patria” ospitale.
“Una stantia frequentata da molte genti d’ogni lingua e paese” e forse anche per questo “nobilissima et singolare”: nel 1581 Francesco Sansovino definisce così la propria città, consapevole da un lato della ricchezza che questo comporta, dall’altro degli inevitabili problemi posti dalla coabitazione.

 

E proprio nella parola “coabitazione” si spiega il malessere dei veneziani, che avvertono invece nelle strategie dell’accoglienza e del riguardo per i potenti della Terra, una vera e propria invasione.
C’è chi ha descritto Venezia come un 
non-luogo diverso dagli altri, perché l’anonimato dei flussi turistici si sovrappone a una identità storica pregnante, creando un ossimoro tra due polarità.
La città abituata e quasi rassegnata a vivere con i problemi dell’acqua alta, con l’esilio dei residenti in terraferma, i veneziani abituati ai sacrifici, alle folle nei trasporti, invocano aiuto: non a caso faranno uscire dalle finestre lenzuola bianche con la scritta SOS in rosso.
E che la veda anche l’Unesco, per piacere, dicono i residenti che non capiscono le ragioni di tutto questo scombussolamento.
Qui non si capisce più niente”, sbotta un gondoliere di San Zaccaria “se tutti questi ministri hanno paura, che cosa vuol dire? Vuol dire che sanno che saranno contestati?, altrimenti che bisogno c’è di stravolgere così la città per proteggerli?”.

 

Siamo all’assurdo”, gli fa eco un collega “lo sa che hanno sospeso la fermata Actv dell’ospedale San Giovanni e Paolo, sostituendola con una navetta che dalle Fondamente Nove fa spola con l’ospedale? Ma cos’è, una specie di guerra?”.
No, secondo il prefetto Vittorio Zappalorto che assicura che il meeting si svolgerà in una città accogliente e aperta e che i divieti saranno limitati al minimo.
Ci ritorna in mente l’ossimoro nella speranza che a Venezia arrivino solo Movimenti e Comitati che rispettano la città. La Prefettura sta valutando se approvare o no la richiesta di manifestare presentata dal gruppo di estrema destra Forza Nuova.

I divieti pesano e già i veneziani, usciti dalla loro cauta attesa, si chiedono perché non si sia svolta in un’isola questa ‘celebrazione’, come è avvenuto nel 1980 a San Giorgio. L’isola è pericolosa, avvertono gli organizzatori, poiché circoscritta e raggiungibile con le barche, quindi si comprende che in realtà questi ministri sono vissuti come una calamita per i ‘dimostranti’.
Ecco che si spiegano le misure di sicurezza, l’area controllata da telecamere, droni, pattuglie e persino tiratori scelti.
Ecco il perché dei fili spinati, i cancelli di ferro, il trasferimento delle barche dai rii dell’Arsenale e dintorni alle darsene della Certosa e di Sant’Elena.
Sabato e domenica Porto chiuso e le Grandi navi trasferite a Trieste.
Si apprende della sospensione delle fermate Actv della Celestia e i Bacini, la limitazione oraria della linea 1 dei vaporetti, che non agevolerà certo il viaggio di chi a fine settimana va al Lido.

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Venezia è stoica e insieme stanca di dover esibire anche ciò che le provoca disagio, come quella città dentro la città dell’Arsenale, quelle mura dentro le mura per dare ospitalità e voce a chi si occupa ed è padrone dell’economia del mondo e dovrebbe quindi rassicurare e rimediare eventualmente agli errori e alle privazioni subiti dai paesi più poveri ed emarginati. Preme, come un botto dei fuochi d’artificio la questione del clima, in un mondo provato dalla pandemia e dal crollo economico.

Le linee d’azione presentate dalla Presidenza italiana del G20 sui cambiamenti climatici prevedono una più incisiva programmazione di interventi a scadenze ravvicinate per rendere concreta la possibilità di perseguire gli obiettivi dell’Accordo di Parigi.
L’accordo di Parigi stabilisce un quadro globale per evitare pericolosi cambiamenti climatici limitando il riscaldamento globale ben al di sotto dei 2ºC e proseguendo con gli sforzi per limitarlo a 1,5ºC. Inoltre punta a rafforzare la capacità dei paesi di affrontare gli impatti dei cambiamenti climatici e a sostenerli nei loro sforzi.

Se non si interviene con tempestività sarà inevitabile l’effetto boomerang sulle nostre società, in termini di ondate migratorie, nuovi rischi per la salute e l’ambiente, insicurezza politica ed economica, conflittualità sociale e instabilità generale.

I veneziani non possono che augurarsi che le ‘buone nuove’ che usciranno da chi decide le sorti del mondo e gode di una ricchezza illimitata, diano buoni e maturi frutti e che si possano assaporare in ogni angolo del pianeta.

Andreina Corso

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La discussione è aperta: una persona ha già commentato

  1. Altro che disagi, ci siamo rotti le p…e!
    C’è un motivo valido per cui tale incontro dev’esser fatto nella città più complicata del mondo?Perchè non in una bella isola (e. S. Clemente Palace) così nono rompevano le scatole a nessuno?
    Via tutti da Venezia!Turisti, G7, G20, …G40… Fuori tutti dalle scatole
    !Viva la pace e la libertà di muoversi (ACTV permettendo…)
    Io di pazienza già ne avevo poca, ora non ne ho più: tolleranza sottozero!
    Domanda: perché i Veneziani non marciano tutti su Cà Farsetti per farsi sentire dal sindaco?
    Gli esperti di Facebook non riescono ad organizzarla? Altrimenti nulla cambia…

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