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Fermate ladre d’appartamento croate, in centrale telefona finto avvocato

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fermate ladre d'appartamento croate hanno finto avvocato

Nella serata di ieri, la pattuglia in servizio di controllo del territorio al Lido di Jesolo si recava in prossimità di via Meduse, in quanto erano state segnalate due donne dall’aspetto nomade, che avevano appena tentato di aprire la porta d’ingresso di un condominio della zona con mezzi fraudolenti.

Proprio mentre stava arrivando, l’equipaggio notava le due donne mentre provavano ad allontanarsi a bordo di una vecchia Fiat Punto con taga croata, autovettura peraltro già oggetto di ricerche da parte degli agenti per altre segnalazioni del tutto simili.

Il veicolo veniva raggiunto nelle vicinanze di via Altinate: le occupanti, intuito il pericolo di essere proprio loro l’oggetto della ricerca da parte dei poliziotti, aumentavano l’andatura del veicolo, ma in piazza Torino l’auto veniva definitivamente bloccata e le due donne finalmente sottoposte a controllo.

Al volante veniva identificata tale H.N., cittadina croata di 18 anni, mentre accanto le sedeva tale J.F., anch’essa croata di 31 anni: entrambe risultavano annoverare numerosi precedenti penali in materia di reati di furto, possesso di armi e oggetti atti ad offendere.

Ad un controllo più approfondito dell’autovettura (che è risultata intestata a un omonimo – probabilmente parente – della passeggera, residente in Croazia), gli agenti rinvenivano 3 cacciaviti di marca e di grosse dimensioni, un punteruolo altrettanto grosso, uno scalpello utilizzato in edilizia ed un tondino di ferro del diametro di 5 millimetri con un’estremità ricurva per aprire infissi in modo truffaldino.

Addosso ad una delle donne, infine, è stata trovata una sezione di bottiglietta in plastica, solitamente sagomata per azionare i chiavistelli a molla delle porte.

Quanto rinvenuto è stato sottoposto al vincolo del sequestro penale, dato che era verosimile immaginare che tali strumenti potessero servire per commettere furti con scasso e intrusioni nelle abitazioni.

Nel corso dell’operazione non è mancato un momento singolare, quando, mentre gli agenti stavano ancora formulando gli atti di Polizia Giudiziaria, al centralino del Commissariato giungeva una chiamata in cui l’interlocutore riferiva di essere l’avvocato delle due donne, pretendendo quindi di essere messo a conoscenza dell’attività che gli agenti stavano svolgendo a carico delle proprie assistite.

Al diniego opposto dagli operatori di riferire alcunchè al telefono a persone sconosciute, l’anonimo soggetto veniva invitato a portarsi al Commissariato di persona.

In realtà, subito dopo, emergeva la verità: alle due donne veniva chiesto di nominare un avvocato di fiducia a cui affidare la difesa nel proceduimento penale che si stava formalizzando in quel momento a loro carico per l’accusa di possesso ingiustificato di chiavi alterate o grimaldelli.
Le due donne, naturalmente, dichiaravano a verbale che non disponevano di alcun avvocato di fiducia, motivo per il quale venivano nominati due avvocati d’ufficio.

10/07/2015

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