500 mila stranieri in Veneto e oltre alla disoccupazione dei cittadini italiani, più del 20% di loro, è senza lavoro. Ecco quindi che il governatore Zaia ha proposto di aiutarli economicamente, affinché tornino nel Paese d’origine e possano lavorare lì, mettendo in pratica quello che hanno imparato in Italia.
Questa la ricetta messa in campo dal leghista per riuscire a dare una prospettiva in più, sul fronte occupazionale, sia agli immigrati onesti venuti a cercare fortuna, sia ai giovani e non, senza un’occupazione.
650 mila euro e probabilmente 1 milione definitivo, la cifra che verrà stanziata, essa comprenderà le spese di rimpatrio, prestiti d’onore e altri supporti per l’avvio di attività artigianali o agricole.
Questo piano è stato concordato anche con le associazioni che fanno parte della Consulta regionale per l’immigrazione e Zaia inoltre, in questa materia ha più voce in capitolo rispetto ad altri, avendo ricevuto ad interim la delega sui Flussi migratori (sostituendo il collega di partito Daniele Stival, coinvolto nella diatriba Calderoli-Kyenge).
L’idea è quella di far ricongiungere gli immigrati con le famiglie rimaste nel Paese d’origine ed aiutarli a fare qualcosa lì, in base alle conoscenze pratiche acquisite nelle fabbriche o nei campi del Nordest. Opportunità, che secondo Zaia, potrebbe evitare così il diffondersi maggiore di clandestini ed evitare che i rimpatriati tornino pochi mesi dopo essere stati allontanati dall’Italia.
Contraria a tutto ciò, la Caritas, il quale direttore Don Dino Pistolato afferma che è una proposta che ritorna in ballo ogni tot e non ha mai portato a nulla di buono. ‘’Che allora ci presentino loro una soluzione attuabile’’ afferma Elena Donazzan (Pdl-Fi), l’Assessore regionale al Lavoro.
Zaia, pensando al Veneto, risponde: ‘’Il progetto della giunta punta sia al rispetto della dignità degli immigrati, sia a quella dei veneti’’.
Alice Bianco
[13/03/2014]
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