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Elio (senza Storie Tese) canta Jannacci al Toniolo di Mestre

Elio canta Jannacci al Teatro Toniolo di Mestre: "Ci Vuole Orecchio". Il "Poetastro" della Milano delle periferie.

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Elio canta Jannacci al Teatro Toniolo: in scena il 13 e 14 lo spettacolo “Ci vuole orecchio”. Il 13 e 14 marzo sarà una festa al Teatro Toniolo: Elio per la prima volta arriva a Mestre con il suo Ci vuole orecchio, in cui l’artista canta e recita Enzo Jannacci.
E giovedì 14 marzo, alle ore 16, Elio parteciperà ad un incontro con il pubblico in teatro. Ingresso libero previa prenotazione sul sito del teatro, comune.venezia.it/it/content/incontri-gli-artisti-elio

“Proprio dallo scambio, all’approfondimento e dal confronto, nascono i dialoghi più belli – è il commento di Giorgia Pea, la consigliera delegata, “Città di Venezia, cultura: attività teatrali e cinema” – E questa è una bella opportunità che il Teatro Toniolo offre ai cittadini per incontrare da vicino e conoscere meglio gli artisti, e svelare i retroscena degli spettacoli e curiosità. La volontà di questa amministrazione comunale è quella di mettere al centro la cultura intercettando un pubblico eterogeneo, incontri come questi sono linfa vitale per il tessuto sociale”.

L’evento rientra nel cartellone della Stagione di Prosa del Teatro Toniolo, organizzata dal Settore Cultura del Comune di Venezia in collaborazione con Arteven circuito multidisciplinare regionale. Sul palco, nella coloratissima scenografia disegnata da Giorgio Gallione, troveremo assieme a Elio cinque musicisti, i suoi stravaganti compagni di viaggio, che formeranno un’insolita e bizzarra carovana sonora: Alberto Tafurial pianoforte, Martino Malacrida alla batteria, Pietro Martinelli al basso e contrabbasso, Sophia Tomelleri al sassofono, Giulio Tullio al trombone. A loro toccherà il compito di accompagnare lo scoppiettante confronto tra due saltimbanchi della musica alle prese con un repertorio umano e musicale sconfinato e irripetibile, arricchito da scritti e pensieri di compagni di strada, reali o ideali, di “schizzo” Jannacci.

Da Umberto Eco a Dario Fo, da Francesco Piccolo a Marco Presta, a Michele Serra. Jannacci, il poetastro come amava definirsi, è stato il cantautore più eccentrico e personale della storia della canzone italiana, in grado di intrecciare temi e stili apparentemente inconciliabili: allegria e tristezza, tragedia e farsa, gioia e malinconia. Jannacci è anche l’artista che meglio di chiunque altro ha saputo raccontare la Milano delle periferie degli anni ’60 e ’70. “Roba minima”, diceva Jannacci: barboni, tossici, prostitute coi calzett de seda, ma anche cani coi capelli o telegrafisti dal cuore urgente. Un Buster Keaton della canzone, nato dalle parti di Lambrate, che verrà rivisitato, reinterpretato e “ricantato” da Elio.

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