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Covid oggi: in Veneto numero più alto di nuovi casi. Nove i morti

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Coronavirus nel veneziano, ancora ricoveri. ISS: "Bisogna essere pronti ad altri interventi"

Covid oggi: Veneto primo in una classifica negativa per nuovi casi per regione. Il Veneto registra infatti l’aumento più alto di casi Covid in questa seconda ondata del virus, con 800 nuovi contagiati in 24 ore.
Il numero di infetti dall’inizio dell’epidemia (compresi guariti e vittime) sale oggi a 35.851.
I dati sono del bollettino della Regione Veneto.

Si contano anche 9 decessi, che portano il dato dei morti a 2.256.
Schizza verso l’alto il numero dei ricoveri: sono 467 oggi le persone nei reparti non critici, 44 più di ieri.
Sono invece 52 i pazienti in terapia intensiva (+2).

Sul fronte del fronteggiamento al Covid si registra oggi in prima pagina della Stampa lo “sfogo” di Giannini, ricoverato ormai da giorni: “Sono in terapia intensiva qui è un calvario. Gente sedata, intubata, pronata, ma la gente non vuol vedere, non vuol capire”.
Il direttore del giornale ‘La Stampa‘ conferma: per contenere il virus, dobbiamo cedere quote di libertà.

“Quando sono entrato in questa terapia intensiva, cinque giorni fa, eravamo 16, per lo più ultrasessantenni. Oggi siamo 54, in prevalenza 50/55enni”.
“A parte me, e un’altra decina di più fortunati, sono tutti in condizioni assai gravi: sedati, intubati, pronati. Bisognerebbe vedere, per capire cosa significa tutto questo. Ma la gente non vuole vedere, e spesso si rifiuta di capire”.

Sono le precise parole del direttore de La Stampa, Massimo Giannini, che ha inviato un suo editoriale apparso questa mattina sul quotidiano dove racconta la sua esperienza in terapia intensiva dopo il contagio da covid, “Oggi “festeggio” quattordici giorni consecutivi a letto, insieme all’ospite ingrato che mi abita dentro”,

fa sapere Giannini.
“Gli ultimi cinque giorni li ho passati in terapia intensiva, collegato ai tubicini dell’ossigeno, ai sensori dei parametri vitali, al saturimetro, con un accesso arterioso al braccio sinistro e un accesso venoso a quello destro”.
“Così te lo fai raccontare dai medici, dagli anestesisti, dai rianimatori, dagli infermieri, che già ricominciano a fare i doppi turni perché sono in superlavoro, bardati come sappiamo dentro tute, guanti, maschere e occhiali – prosegue -. Non so come fanno. Ma lo fanno, con un sorriso amaro e gli occhi: «A marzo ci chiamavano eroi, oggi

non ci si fila più nessuno. Si sono già dimenticati tutto…».
Ecco il punto: ci siamo dimenticati tutto”.
“Non recrimino, non piango. Vorrei solo un po’ di serietà – dice ancora -. Vorrei solo ricordare a tutti che anche la retorica del «non possiamo chiudere tutto» cozza contro il principio di realtà, se la realtà dice che i contagi esplodono. Se vogliamo contenere il virus, dobbiamo cedere quote di libertà. Non c’è altra soluzione”.

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