L’aumento dei casi c’è, da luglio sono ricominciate ad aumentare le positività al Covid 19 a Venezia, come nel resto delle province e in Regione. Gli istogrammi che mettono a confronto il numero dei positivi per il numero degli abitanti seguono un loro andamento in quasi tutte le realtà territoriali, con Treviso e Belluno attualmente in testa alla classifica della concentrazione dei contagi. «Attualmente abbiamo 768 positivi in Ulss 3 – ha spiegato il direttore generale di Ulss 3 Giuseppe Dal Ben – Di questi, ottantina sono i ricoverati e solo 5 si trovano in terapia intensiva. Numeri che ci dicono che non siamo di fronte ad un’emergenza per quanto riguarda l’assistenza ospedaliera. Ma siamo comunque pronti a far fronte a quadri clinici diversi rispetto a quello attuale».
I dati
L’età
Sembra mutata la coorte di età preferita dal virus, che attacca ora più di frequente i giovani dai 20-25 anni ai 37-40 anni, quando prima bersaglio preferito erano gli anziani e le persone fragili con altre patologie. Si nota che è la socializzazione il canale preferito della trasmissione del Covid e che le attività extra lavorative sono il corridoio principale della diffusione, che poi si trasferisce in certi posti di lavoro. Al proposito, non si può parlare, ha spiegato Dal Ben, di Fincantieri a Marghera come di un unico focolaio perché almeno 12-13 ditte in appalto diverse hanno dei positivi fra gli addetti.
Le rsa
Qui è stata potenziata l’attività di ricerca dei positivi con i test e c’è poi il tema delle quarantene, spesso difficili da mettere in atto per la coabitazione di più persone negli stessi appartamenti che lavorano assieme. A Venezia, tra i cittadini stranieri più frequentemente contagiati dal coronavirus, sono i bengalesi la nazionalità più bersagliata (al 69%). Tra le case di riposo è attualmente attivo un focolaio al Fatebenefratelli; quello all’antica Scuola dei Battuti di Mestre è stato messo sotto controllo, ed è entrata nel clou la campagna di testing per tutti i visitatori delle rsa regionali, circa 400 case di riposo.
Vaccino
«Stiamo distribuendo 167 mila dosi di vaccino antinfluenzale ai medici di base, rispetto alle 102 mila dosi dello scorso anno; le categorie a rischio quest’anno sono anche i bambini dai 6 mesi ai 6 anni e gli anziani dai 60 anni, non più dai 65. C’è tempo fino al 31 dicembre e si effettuano in genere su appuntamento negli ambulatori». L’anno scorso la copertura percentuale degli aventi diritto al vaccino gratuitamente si è fermata a quota 54.7, «quest’anno puntiamo al 75% – ha detto Dal Ben – Per facilitare la diagnosi differenziale tra coronavirus e sintomi influenzali. C’è anche la possibilità di affiancare alla vaccinazione antinfluenzale quella antipneumococcica, soprattutto per gli anziani. Questa diventa un’ulteriore misura di contrasto alle malattie contagiose che favorisce la diagnosi antinfluenzale».
Antonella Gasparini