In molti, sia pur ancora sull’effetto dell’emozione, si erano chiesti se fosse giusto tornare a parlare di Maometto subito dopo una tragedia così grande che ha scosso la Francia.
Charlie Hebdo non ha mai accettato censure, però, e nel momento più importante della sua vita ha rivelato la sua natura: ironico fino a provocare. Così nel numero nuovo del “nuovo corso” aveva pubblicato alcune vignette di quelle che “fanno arrabbiare”.
Charlie Hebdo è uscito il 13 gennaio nel suo nuovo numero “zero”, quello dopo la strage, ed è andato subito a ruba: sette milioni di copie in tutto il mondo. Della nuova uscita non si hanno, però, date certe: il numero 1.179 per adesso non esce, “non ci sono le condizioni”, dicono dalla redazione. Si parla di dolore e stanchezza soprattutto psicologica di quel che resta della redazione. L’unica certezza, dice il caporedattore Gérard Biard, è che «Charlie continua», ma non si sa come.
Renald Luzier detto Luz, il direttore, racconta l’emozione per i quattro milioni in piazza a gridare «Je suis Charlie», ma anche il dispiacere per il sostegno mancato. Per esempio quello del New York Times (seguito da diversi altri) che non ha pubblicato la nuova vignetta con Maometto, «per paura di ferire qualcuno, o magari per paura dei terroristi», o forse per le critiche del Papa che hanno fatto girare le spalle a più di qualcuno al giornale di vignette satiriche.
Mario Nascimbeni
[02/02/2015]
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