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I Papi Santi, Wojtyla e Roncalli accompagnati da Francesco

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I due Papi Giovanni Paolo II Santo

Il pontefice ha celebrato la cerimonia di canonizzazione di Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II. Presente anche Benedetto XVI. Circa un milione i pellegrini giunti da tutto il mondo.

Francesco ha voluto santificare nello stesso mattino due predecessori oggettivamente diversi come Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II, ha abbracciato due volte — all’inizio e alla fine della cerimonia — il Papa emerito, e in questo modo ha collocato se stesso nel loro solco, in un’originale continuità, proprio nel momento in cui va misurando l’entusiasmo che accompagna la sua opera di rigenerazione del Vaticano e del cattolicesimo.

Oggi la Chiesa è Francesco. Apparso con i suoi due volti. Prima solenne con la mitra e gli occhiali, asciutto nell’omelia più breve che si ricordi, a volte in difficoltà nel respirare e nello scendere le scale. Poi del tutto trasformato a bordo della papamobile, ringiovanito, di buon umore, capace di riconoscere senza occhiali gli amici nella folla.

I fedeli sono qui dalle due del mattino. Quando si sono aperti i cancelli di via della Conciliazione, le avanguardie hanno preso posto e atteso l’alba pregando e cantando. Bivacchi attorno a Castel Sant’Angelo, sacchi a pelo, coperte termiche. I pellegrini hanno ritrovato luoghi e riti antichi: i francesi e gli africani francofoni in piazza Farnese, sotto la loro ambasciata e gli affreschi dei Carracci; i polacchi in piazza Navona, senza neanche un bagno. Calca e risse nei tentativi di avvicinamento a San Pietro, grida, malori, ambulanze: cento i ricoverati, nessuno grave.

Ogni generazione parla del Papa della sua giovinezza. È anche la festa dell’identità nazionale polacca, e della piccola patria bergamasca. La teca con il sangue di Wojtyla è portata da Floribeth Mora Diaz, la costaricana guarita dopo aver sentito la sua voce; un’altra miracolata, suor Marie Simon Pierre, uscita dal Parkinson, legge una preghiera. L’urna con un frammento di pelle di Roncalli è portata dai quattro nipoti, dal sindaco di Sotto il Monte Eugenio Bolognini che è suo pronipote, da una suora delle Poverelle e da don Ezio Bolis, presidente della Fondazione che ne porta il nome.

Bergoglio bacia le reliquie e pronuncia in latino la formula della canonizzazione, interrotto dagli applausi: «Beatos Ioannem Vigesimum tertium et Ioannem Paulum secundum sanctos esse decernimus et definimus…». È l’unico momento medievale o comunque legato alla tradizione di una cerimonia globale. Anche il Novecento è finito: Wojtyla e Roncalli «sono stati sacerdoti, vescovi e Papi del ventesimo secolo, ne hanno conosciuto le tragedie, ma non ne sono stati sopraffatti — dice Francesco —. Più forte, in loro, era Dio; più forte era la fede in Gesù Cristo Redentore dell’uomo e Signore della storia; più forte in loro era la misericordia di Dio». Non hanno «avuto vergogna delle piaghe di Cristo», né hanno avuto pudore delle proprie sofferenze: se le immagini dell’agonia pubblica di Wojtyla sono nella memoria collettiva, anche Roncalli visse la malattia con dignità e forza morale; furono «due uomini coraggiosi».

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