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La bambina “dimenticata” in auto dalla mamma è morta. Perché il black out?

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La bambina "dimenticata" in auto dalla mamma è morta. Perché il black out?

La bambina “dimenticata” in auto dalla mamma è morta. La temperatura della piccola, nell’abitacolo sotto il sole per quattro ore, era arrivata a 42 gradi. I soccorsi l’avevano trovata in preda alla convulsioni.

Michela, la madre, 37 anni, quel giorno ha aperto il negozio, e non sa spiegare il black out: «Ero sicura di aver lasciato Gaia felice all’asilo, di averla salutata come sempre con un bacio — racconta ancora sotto choc — e invece era sempre lì, nel seggiolino sul sedile posteriore».

Quel giorno era una giornata calda, più di 30 gradi. Michela parcheggia la sua Focus come sempre in piazza (Livorno) davanti alla rivendita dove lavora, chiude portiere e finestrini con il telecomando, poi va al lavoro in negozio con il marito. Solo dopo quattro ore, tornando alla macchina, si accorge della piccola esamine.

La bambina, dopo un giorno di agonia, è morta all’ospedale pediatrico Meyer di Firenze dove era stata ricoverata in condizioni disperate. I genitori della piccola sono stati al suo capezzale in tutte queste ore e adesso non si danno pace. A cominciare dalla madre, che nelle prossime ore potrebbe essere iscritta dal pubblico ministero Massimo Mannucci nel registro degli indagati con l’accusa di omicidio colposo.

E’ stata lei a dimenticare la figlia in auto e a raccontare poi ai soccorritori di averlo fatto per colpa di “un vuoto di memoria improvviso”. Quindi ora ci sarà anche da affrontare il calvario dell’iter giudiziario, compresa la probabile autopsia della bambina per definire con certezza la causa di morte.

Quella doveva essere una giornata come tutte le altre e invece per i genitori della piccola è diventata un incubo: la mamma come ogni mattina avrebbe dovuto accompagnare le figlie rispettivamente al campo estivo e all’asilo nido, prima di recarsi al lavoro. E invece ha lasciato solo la più grande, di 6 anni, mentre la più piccola è rimasta in auto.

Quando ha parcheggiato la macchina per andare a lavoro si è dimenticata di lei, lasciandola nell’abitacolo della vettura trasformatosi in breve in un ‘forno’ a causa delle elevate temperature di questi giorni dove si sono superati già prima di mezzogiorno i 30 gradi.

Quando, intorno all’ora di pranzo, la donna è tornata alla macchina, ha visto la figlia priva di coscienza, reclinata sul seggiolino e ha capito. Ha dato l’allarme. Ha seguito in una corsa disperata il suo angelo in ospedale, prima a quello di Cecina e poi al pediatrico fiorentino Meyer.

E’ cominciata una corsa contro il tempo, purtroppo conclusasi nel peggiore dei modi. I genitori hanno acconsentito a donare gli organi.

La notizia ha alimentato anche qualche polemica. “Da tempo chiediamo misure in grado di evitare simili episodi e salvare la vita ai bambini – spiega il presidente del Codacons Carlo Rienzi – e in particolare abbiamo avanzato una proposta alle case costruttrici di automobili: oggi, nelle auto moderne, ci sono avvisi acustici che mettono in allarme il guidatore su diversi fronti: cinture di sicurezza non allacciate, fari accesi, portiere aperte, freno a mano tirato, serbatoio in riserva. E’ necessario anche un avviso acustico collegato con il seggiolino per i bambini o con le cinture di sicurezza posteriori, in modo che, quando il motore viene spento oppure il guidatore apre la portiera oppure fa per scendere dall’auto (basta un sensore di peso), ma la cintura posteriore sia ancora allacciata, scatti immediatamente l’allarme”.

Mario Nascimbeni | 27/07/2016 | (Photo d’archive) | [cod nomabo]

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