Ti ho guardato rapita quando hai affermato:” Non voglio dare le spalle alla finestra, voglio guardare fuori, voglio gustare il cielo”. E il cielo è entrato in quella stanza di nome Gialla, un torpore nebbioso ha incrociato timidi raggi solari spostatati di tanto in tanto da voli di stormi armoniosi, di uccelli allenati ad occupare l’azzurro, a conformarne il paesaggio nuvoloso e bianco, fra le righe.
Le righe? Sì quelle della tua e vostra Parola, di voi che volete vedere il cielo, quella parola narrata e conciliante, vera e veritiera, anche se muta.Cosa importa aver novanta e anche cent’anni?La sala Gialla è già pronta ad accogliere la vostra definizione del Natale.Ed ecco che Amore, spicca il suo volo,Coraggio, condivisione e spiritualità.E poi preghiera e persino famiglia, son queste e altre parole a cui si appiglia la languida speranza, anche se inceppa sul domani.
“Non voglio dare le spalle alla luce”, hai detto ancora con lo sguardo fermo e vorace.E i tuoi compagni, le tue compagne ti hanno imitata, hanno alzato gli occhi e la definizione è spuntata. Come un fiore d’Aprile timido e pur deciso, è sorto il vostro sorriso, una specie di allegria, nonostante tutto, ha circondato quell’incontro.E le nostre mani, allacciate, emozionate e sudate ci hanno riparato dal presente, in quegli attimi, davvero assente.
Del resto respirare a cielo aperto è libertà, gioco e volontà.
Qual è il prezzo, ancora è da scoprire, per il momento non lo possiamo dire.
Andreina Corso
22/12/2015