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Il comandante straniero: epistolario dal fronte interiore, la storia di un uomo-bambino

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Lettere e ancora lettere, parole in libertà e ad altre costruite, articolate, poetiche, questo come suggerisce anche il titolo del libro di Lucia Vasilicò, edito da Aracne Editrice, è l’epistolario di Giovanni, Gianni o semplicemente Zio Babila, un uomo che psicologicamente si sente un adulto-bambino, che ha subito dei traumi e che cerca solamente e disperatamente di essere amato.

Fine anni ’50. Giovanni ha qualche problema psicologico e per questo è interdetto, abita a Reggio Emilia con una delle sue due sorelle, Ilaria e il padre e passa le sue giornate a scrivere: al medico di famiglia, alla sorella Amalia, al parroco don Ludovico e alla nipote Orsola. Attende che tutti gli rispondano e quando non lo fanno riscrive per riferire il perché secondo lui non replichino alle sue lettere; nel frattempo sogna di ricevere un autografo da Michèle Morgan, il suo attore preferito e muore dalla voglia di vedere e parlare con la sua amata nipote Orsola, con cui sembra aver un rapporto speciale.

‘’Eccomi sono il piccolo Giovanni che salta, quando nessuno è con me sono sempre solo’’, la frase pronunciata in una delle sue lettere, esprime con semplicità la natura del comportamento e della psicologia del protagonista. Un uomo ricco di turbamenti interiori, che non si sente accettato, nemmeno dai suoi famigliari, che sta troppo attento a ciò che pensano gli altri ed è terribilmente solo, nessuno lo ascolta e nessuno lo accetta.

Un uomo di circa quarant’anni che in cuor suo si sente metà adulto e metà bambino e che, come il lettore percepisce tra le righe, fa intendere sia però dotato di impulsi sessuali (più volte si definisce un ‘’diavolo’’). Le immagini che appaiono davanti agli occhi del lettore, le sensazioni, le metafore e le arzigogolate descrizioni di Giovanni, creano un legame, un empatia con chi legge e sono il motore del romanzo-epistolario.

Ed ecco che quel dottore al quale scrive sempre, a cui racconta il suo passato e la sua esistenza, sembra quasi diventare il lettore stesso, con il quale pare voglia confidarsi. Egli infatti mette a nudo la sua anima, gli ‘’sdoppiamenti’’ con cui convive e l’immensa solitudine che lo assale (‘’Credo che nobody voglia dire invece ‘’tutti’’, un messaggio tra le righe che esprime il senso di isolamento anche in mezzo agli altri).

Tra candore e turbamento, lungo questi binari si muove l’anima di Giovanni, alle prese con un’energia interiore che lo fa assomigliare proprio ad un comandante, quella che contraddistingue un giovanetto e una mancata volontà d’agire che lo fa addirittura sembrare più vecchio dei suoi anni.

Tormenti interni questi, che Zio Babila prova soprattutto nei confronti di Orsola, l’unica con cui vorrebbe condividere le giornate e che con la sua fanciullezza e spensieratezza gli ha allietato l’esistenza. Da lei pretende amore, più che dal resto della famiglia, perché si sente proprio come un moderno Don Chisciotte e lei è la sua Dulcinea.

Saga familiare dai toni tutt’altro che tenui, Il comandante straniero: epistolario dal fronte interiore, è poeticamente emozionante, un turbine di sensazioni, sofferenza, allegria e riflessione sul concetto di esclusione e di amore vero, che con delicatezza affronta temi importanti e con un ritmo incalzante ed armonioso, tiene il lettore incollato alle sue pagine.

Alice Bianco

copertina vasilicò il comandante straniero

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