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Venezia: coronavirus e turismo. Siamo sicuri che tutto tornerà presto come prima?

“Il 14 aprile si riparte”, “Il 4 maggio si apre la stagione”: erano questi i refrain che riecheggiavano nei supermercati, nelle farmacie e negli alimentari durante le prime settimane di lockdown. A pronunciarle con un innegabile velo di ottimismo erano soprattutto proprietari e dipendenti di b&b, hotel e ristoranti ma anche di bar, negozi e bancarelle che sull’arrivo della “stagione” avevano riposto ogni loro speranza: frasi sempre uguali, con l’unica differenza rappresentata dalla data, che man mano si aggiornava ogni volta che il Presidente del Consiglio emanava un nuovo decreto.

Negli ultimi giorni si è passati a parlare di “giugno”: ma si è davvero sicuri che, anche con un passaggio a una “fase due” e una conseguente “fase tre”, tutto sarà esattamente come prima?

A gelare il sangue a imprenditori e lavoratori del turismo sono state due frasi pronunciate dalla Presidente della Commissione Europea Ursula Von der Leyen in un’intervista al domenicale della Bild: “Consiglio di aspettare a prenotare le vacanze estive. Per luglio e agosto attualmente nessuno può fare previsioni affidabili”; seguita dall’opzione ancora più pessimistica di “tenere gli anziani in isolamento fino alla fine dell’anno”.

Il trend sembra in diminuzione, ma il totale degli ammalati – al netto di morti e guariti – è tuttora in aumento: in Italia si è passati dai 80.572 positivi riscontrati il primo aprile ai 105.418 dichiarati oggi dalla Protezione Civile.

Il direttore del dipartimento di Malattie infettive dell’Istituto superiore di Sanità Giovanni Rezza aveva dichiarato: “A maggio non arriveremo a zero contagi. Il virus non stopperà la sua circolazione. A Wuhan ci sono riusciti ma stanno comunque avendo casi di ritorno; quindi continueremo a mettere toppe”.

Ciò da un lato fa auspicare un graduale allentamento delle misure restrittive, dall’altro s’intuisce che “con il virus dobbiamo convivere”, come recentemente annunciato dal Presidente della Regione Veneto. Mascherine e distanze di sicurezza, quindi, fino all’arrivo di un vaccino – atteso non prima del 2021?

Due termometri per capire quando Venezia potrà tornare all’afflusso pre-pandemia vengono dal mondo della scuola e da quello dello sport. Il Governatore Zaia era di recente intervenuto sulla conclusione dell’anno scolastico giudicandolo “un errore” in quanto significherebbe “masse di ragazzi che si muovono, e in ambienti confinati come un’aula, quindi pericoloso. Non possiamo permetterci una nuova accelerazione del virus”.

Nell’altro campo, il sottosegretario alla Salute Sandra Zampa ha dichiarato che “gli stadi pieni li vedremo solo quando saremo in piena sicurezza e cioè quando ci sarà un vaccino”. Difficile quindi riavere nel breve termine i vaporetti pieni e le calli affollate di una normale giornata “da bollino nero”, quando in Centro Storico si contavano più di 100.000 persone (residenti esclusi): più dello Juventus Stadium (capienza: 41.507) e dell’Artemio Franchi (43.147) messi insieme.

D’altronde, il sottosegretario del Mibact con delega al Turismo Lorenza Bonaccorsi aveva parlato dello studio di turisti venezia mangiano panino seduti ponte 480360“misure per lo sviluppo del ‘turismo di prossimità’ che favorisca i borghi rispetto alle aree più affollate”. Parole che non possono certo rassicurare chi opera a Venezia, una meta che proprio dei grandi numeri aveva fatto il suo punto di forza: 28 milioni di presenze solo nel 2019.

L’aumento esponenziale dei posti letto (alberghieri e extra-alberghieri), il proliferare della attività di ristorazione e la conversione dei negozi in ottica turistica erano legati a quella cifra. Era bastata la flessione post acqua alta di novembre per far parlare di “crisi del settore”: come potrà sopravvivere l’intero impianto turistico di fronte, nella migliore delle ipotesi, a ingressi contingentati e distanze obbligatorie fino al 2021 inoltrato?

Ma la tegola più grande per chi si aspettava un rapido ritorno alla normalità viene dall’origine dei flussi: nel 2018 l’86% dei turisti a Venezia era di nazionalità straniera (dati Istat). E ad oggi recarsi nel nostro Paese risulta ancora vietato: qualsiasi Italiano di ritorno deve obbligatoriamente sottoporsi a una quarantena di 14 giorni, mentre i residenti all’estero saranno subito condotti oltre confine (fonte Ansa).

E anche ipotizzando un allentamento delle restrizioni che permetta ai nostri connazionali di recarsi in Laguna, è improbabile che l’intero comparto turistico creatosi negli anni possa reggere a fronte di numeri quasi decimati. Perché, nella benaugurata ipotesi che l’Italia raggiunga presto ZERO CASI di Covid-19, un’apertura scriteriata delle frontiere ci riporterebbe immediatamente al lockdown: troppi Paesi hanno focolai ancora aperti, con altri che sembrano trovarsi ora nelle fasi iniziali dell’emergenza.

“Siamo di fronte ad uno scenario peggiore della Grande Depressione del 1929” ha commentato il direttore generale del FMI Kristalina Georgieva: per Venezia che ha fatto dell’accoglienza la sua principale fonte economica sarà una débâcle senza precedenti. Molte attività nate in funzione dei “28 milioni di visitatori l’anno” non avranno più la linfa per proseguire; le professioni di receptionist, addetti alle pulizie, cuochi, camerieri, commessi e tutto ciò che ruotava attorno al turismo dovranno necessariamente reinventarsi. Come? Puntando sulla qualità dei prodotti, sulla vendita online, sulla consegna a domicilio.

Si tornerà a rivolgersi ai Veneziani, ai Veneti, agli Italiani; la Venezia delle affittanze turistiche, dei gruppi organizzati e delle rivendite di souvenir non esisterà più verosimilmente, almeno fino all’arrivo del tanto auspicato vaccino che metterà fine alla più terribile pandemia dell’epoca moderna.

E anche allora tante cose cambieranno: come il colera di fine ‘800 generò norme igieniche, fognature e rinnovati criteri edilizi, anche il post-coronavirus introdurrà per noi un nuovo modo di vivere e di viaggiare.

econdo Adam Blake, professore di economia presso il Dipartimento del Turismo della Bournemouth University, compagnie aeree, navi, bus e treni dovranno garantire più spazio tra i passeggeri per evitare ogni tipo di assembramento; anche le strutture ricettive innalzeranno i loro livelli di pulizia e sanificazione, spingendo chi viaggia a rivolgersi a hotel piuttosto che a b&b che potrebbero “faticare a standardizzare i rigorosi protocolli” richiesti. Il Touring Club Italiano ha aggiunto che “sarà percepito viaggiare responsabilmente, curare l’igiene personale, rispettare i luoghi in cui vivono i residenti (per consentire anche a loro di fruirne).”

Nino Baldan


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  1. Certamente Venezia senza tutta quella marea di gente e con l’acqua trasparente, il silenzio, fa sognare ancora di più.. e fa sperare in un futuro rispettoso della natura, fa sognare ad una prima vera città ecologica dove il turista è attratto dall’arte dalla storia ma anche dalle bellezze che offre quel meraviglioso ecosistema lagunare… forse puntare su un turismo sensibile in tal senso potrebbe col tempo funzionare ottimamente anche sotto il profilo economico… gli italiani e i veneti poi non mancano di fantasia e inventiva!

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