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Scola, attenzione ad una Chiesa senza Cristo

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Che tristezza vedere oggi alcuni preti, alcuni teologi e alcuni biblisti parlare di “Chiesa senza”. Una Chiesa in cui la stessa mediazione di Cristo e del suo Vangelo viene rifiutata: sicché si tratta di un no a Cristo, più ancora che alla Chiesa. Un tale fatto è da prendere in seria considerazione da parte di chi ritiene di essere e vuole essere cristiano. Egli non può ignorare il mistero dell’Incarnazione, per il quale Dio stesso ha concesso all’uomo la possibilità  di stabilire un contatto con lui solo mediante il Cristo, Verbo Incarnato, del quale dice San Paolo: “Uno solo è il mediatore fra Dio e gli uomini, l’uomo Cristo Gesù” (1 Tm 2, 5). E che fin dall’inizio della Chiesa gli Apostoli predicavano che “non vi è (fuori di Cristo) altro nome dato agli uomini sotto il cielo nel quale sia stabilito che possiamo essere salvati” (At 4, 12). E che Cristo istituì la Chiesa come una comunità  di salvezza, nella quale si prolunga sino alla fine dei secoli la sua mediazione salvifica in virtù dello Spirito Santo da lui mandato.

Il cristiano dunque sa che secondo la volontà  di Dio l’uomo – il quale, proprio come persona, è un essere sociale – è chiamato ad attuare il contatto con lui proprio nella comunità  della Chiesa. E che non è possibile separare la mediazione dalla Chiesa, la quale partecipa della funzione di Cristo come mediatore tra Dio e gli uomini.

Una tesi seducente, convincente, che si insinua fra il clero, nelle parrocchie, fra il Popolo di Dio, nelle Facoltà  Teologiche e in alcune Diocesi del Nord. Del resto, il contesto storico culturale della attuale società  postmoderna, aiuta tutti questi eretici. Pensiamo alla secolarizzazione, alla demitizzazione, alla desacralizzazione, alla contestazione sistematica, al materialismo e finalmente all'ateismo, all'antiteismo, cioè all'assenza o negazione di Dio.

Queste filosofie, queste scuole di pensiero prescindono da Dio e da Cristo. Con il pretesto del rinnovamento costoro vogliono una “Chiesa senza” dogmi difficili togliendo cosi dal tesoro della fede i misteri del pensiero divino e riducendo le Realtà  della religione rivelata alla dimensione del cervello umano; processo riduttivo che purtroppo qua e là  continua a svuotare la dottrina cattolica del suo contenuto e della sua certezza. e' sorta al fianco di questa prima “senza” un'altra Chiesa senza autorità  sia di magistero che di governo quasi fosse una Chiesa liberata e resa accessibile a quanti la vorrebebro puramente spirituale e indifferente ai precetti morali oggettivi e sociali. Una Chiesa facile si è cosi vagheggiata senza configurazioni gerarchiche nè giuridiche, una Chiesa senza obbedienza, senza norme liturgiche, una Chiesa senza sacrificio.

Ma una Chiesa senza la Croce che cos'è, si domanda il Patriarca Scola? Si, c'è chi pensa di accontentarsi di Cristo, ma senza obbligo di contemplare la sua Croce, nè di ammettere la sua Risurrezione, e per di più senza entare nell'esperienza sacramentale e morale della nostra partecipazione a questo mistero pasquale e centrale di morte e di vita, soprannaturale.

Tali opinioni correnti ci costringono a regolare la nostra condotta seguendo le rotaie del secolo cioè del mondo diventando conformisti senza la nostra vera oriignalità  e libertà . Anche la chiesa ha le sue tentazioni di conformismo. Dice san Paolo a questo riguardo: «Non vogliate conformarvi al secolo presente (inteso appunto come ambiente dall’atmosfera infetta da idee errate o prive di luce cristiana), ma trasformatevi col rinnovamento del vostro spirito» (Rm. 12, 2). Rivendicate la vostra libertà  di vivere «secondo la volontà  di Dio» (Ibid.), secondo la carità  che lo Spirito ha effuso nella vostra anima cristiana (Cfr. Rm. 5, 5). Qui è il caso di ricordare: «dov’è lo Spirito del Signore, ivi è la libertà » (2 Cor. 3, 17; cfr. Gv 8, 36; Rm. 8, 2). Per ciò che la Chiesa e ogni singolo fedele deve avere uno stile di vita conforme alla sua fede.

Le parole di S. Paolo sono significative e illuminanti: l’uomo giusto, cioè il cristiano vero, vive traendo dalla fede l’energia ed il criterio della sua autenticità  (Cfr. Rm. 1, 17). Il che comporta, oltre che una «forma» nuova, interiore e originale, soprannaturale di vita, una certa effusione di questa interiorità , una certa visibilità  esteriore. Tanto più che proprio il Vaticano II , ravvivando nel cuore della Chiesa e dei fedeli che la compongono i doni divini della vera religione calata dal cielo, mirava anche a infondere nella Chiesa stessa un grado maggiore di evidenza, chiamandola «sacramento visibile» della unione con Dio (Lumen Gentium, 1), dell’unità  salvifica (Ibid. 9), anzi della salvezza stessa (Ibid. 48; Gaudium et Spes, 45; Ad gentes, 5).

La Chiesa, mediante il Concilio, è auspicata più riconoscibile, più luminosa, più stilizzata secondo i canoni suoi propri, più vivente del costume delineato e reclamato dalla sua vocazione evangelica. Ecco perchè la valutazione che la Chiesa fa dell’uomo specialmente nei documenti del Vaticano II è d’incomparabile grandezza. Nessuna antropologia eguaglia quella della Chiesa sulla persona umana, anche singolarmente considerata, circa la sua originalità , la sua dignità , la intangibilità  e la ricchezza dei suoi diritti fondamentali, la sua sacralità , la sua educabilità , la sua aspirazione ad uno sviluppo completo, la sua immortalità , ecc. Si potrebbe mettere insieme un codice dei diritti che la Chiesa riconosce all’uomo in quanto tale, e sarà  sempre difficile definire l’ampiezza di quelli che derivano all’uomo a causa della sua elevazione all’ordine soprannaturale, mediante la sua inserzione in Cristo.

Il cristianesimo che propone il Patriarca Scola è vivo. Il cui primo rinnovamento è interiore, è personale (cfr. Lumen Gentium, nn. 7-15; Unit. redint., nn. 4-7-8). «Rinnovatevi nello spirito della vostra mente», ci raccomanda San Paolo (Ef 4, 23): questa è la vera, la prima, la nostra novità  cristiana; tutti e ciascuno vi dobbiamo tendere.
Poi, la novità  nella vita cristiana, e nella Chiesa, può avvenire per purificazione, operazione questa in corso, anzi sempre in corso; per approfondimento: chi può dire di aver tutto capito, tutto valorizzato nel tesoro di parola, di grazia, di mistero, che portiamo con noi? quanto può crescere ancora il cristianesimo per questa via! E poi per applicazione: non si tratta tanto di inventare un cristianesimo nuovo per i tempi nuovi, come auspicano teologi non in linea con Roma, quanto di dare al cristianesimo autentico i riferimenti nuovi, di cui esso è capace e di cui noi abbiamo bisogno.

(* Presidente Ass. culturale docenti cattolici)

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