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Malattie genetiche rare, speranze di cura di nuova generazione

Speranze di cura per malattie genetiche rare: editing di nuova generazione per il trattamento, tra risultati clinici e criticità.

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Victoria Gray negli Stati Uniti è stata la prima paziente curata per l’anemia falciforme con l’editing genetico Crispr-Cas9. Un caso molto pubblicizzato dai media americani perché apre una nuova era per la cura di questa patologia finora resistente ai trattamenti clinici standard. Secondo la stampa specializzata il 2024 sarà l’anno della definitiva affermazione di queste nuove terapie per la cura delle malattie genetiche rare. È un decisivo passo in avanti rispetto ad altri tipi di intervento affermati da anni perché questo editing innovativo è in grado di realizzare interventi di grande precisione sul genoma umano. L’EMA in Europa e l’FDA negli Stati Uniti hanno approvato la terapia genica per questa patologia e quella per la beta talassemia entrambe molto invalidanti per i pazienti.

Le malattie rare sono un ampio gruppo di patologie valutate globalmente attorno alle 5-6 mila e sono definite dalla loro bassa prevalenza tra la popolazione, ovvero ognuna di loro coinvolge non più di 5 pazienti su 10.000 abitanti. “Poiché queste patologie sono poco conosciute e spesso prive di terapia specifica, il nostro Servizio Sanitario Nazionale per i pazienti interessati da queste malattie prevede particolari forme di tutela che consistono sia nell’esenzione dalla partecipazione al costo di tutte le prestazioni sanitarie, necessarie per la diagnosi e il trattamento, sia nella creazione di una rete di presidi sanitari per l’assistenza”. È l’informazione rilasciata dall’Istituto San Raffaele Telethon per la Terapia Genica di Milano.

In Italia è stato costituito un registro di tali malattie, definite anche mendeliane, che ne include novecento ed è in continuo e veloce aggiornamento. Ciò che le accomuna è che sono il risultato di singole mutazioni genetiche. Migliaia di loro aspettano ancora una prima classificazione clinica. Non vanno accomunate alle malattie complesse come il diabete 2 oppure alle malattie cardiovascolari le cui cause sono ancora in via di definizione e vengono ricercate in interazioni a più livelli fra genetica, ambiente e stili di vita. Distinzione non sempre applicata con la necessaria chiarezza.

Si apre finalmente una speranza reale per le persone affette da tali malattie e per le loro famiglie perché finora “L’ostacolo più importante è stata la mancanza di cure specifiche e definitive e agli ammalati è stato possibile offrire solo qualche rimedio temporaneo e non risolutivo alle alterazioni indotte da tali difetti genetici” commenta l’Istituto Negri di Milano. Interessante è il suo sito Internet interamente dedicato alle novità su questo tema relative all’Italia.

Scienziata in laboratorio studia al microscopio

Come in molti altri casi il centro dell’innovazione e di molte nuove iniziative imprenditoriali sono gli Stati Uniti grazie anche l’attività guida di una delle due ricercatrici che hanno messo a punto Crispr-Cas 9 il premio Nobel per la medicina Jennifer Doudna la quale guarda già al futuro prossimo. Ritiene che questo editing genetico innovativo oltre che affrontare una vasta gamma di disturbi genetici possa aprire la frontiera della medicina personalizzata, un passo in avanti che va molto oltre la cura delle malattie genetiche rare. È l’obbiettivo ultimo e ambizioso di quella che si può definire una rivoluzione nel trattamento clinico della salute umana. C’è molto entusiasmo nel mondo della ricerca biologica e medica attorno a queste prospettive così ‘cool’ sul piano scientifico e imprenditoriale.

Luigi Naldini direttore del San Raffaele raffredda gli entusiasmi, è più prudente “L’interesse attorno a questa nuova terapia genica è molto alto, ma dobbiamo andare avanti senza fretta perché dobbiamo ricordare che interveniamo attivamente nel Dna dei nostri pazienti ai quali dobbiamo garantire in ogni caso un risultato certo poiché ne va della loro salute”. Il San Raffaele da anni è in prima linea nella lotta ad alcune di queste patologie con strumenti di approccio specifici per ognuna di esse e può vantare una serie di importanti successi terapeutici riconosciuti a livello internazionale.

Il costo di questi interventi terapeutici sarà un’altra sfida da affrontare quanto prima. In Europa un trattamento clinico simile a quello realizzato sulla prima paziente americana Victoria Gray viene attualmente quotato sui due milioni di euro giustificati dagli oltre quattro anni della durata della terapia in strutture sanitarie altamente specializzate. Un grosso limite. “L’arrivo sul mercato di questi nuovi strumenti terapeutici con questi costi apre la prospettiva di riuscire a rispondere soltanto ai bisogni di una frazione molto limitata della popolazione interessata da una delle migliaia di malattie conosciute” è il commento di Francesca Pasinelli direttore generale della Fondazione Telethon di Milano “Nel prossimo futuro sarà determinante il ruolo che avranno le istituzioni per superare i limiti raggiunti dal sistema in questa fase e l’innovazione sulle procedure terapeutiche per ridurre i costi aumentando nel contempo il numero di ricerche innovative da portare avanti per beneficiare delle economie di scala”. E la auspicata comparsa di nuovi competitor sul mercato.

È notizia di questi giorni apparsa sulla rivista Nature che in India è stato messo a punto un trattamento avanzato per il cancro attraverso la riprogrammazione genetica di alcune cellule del sistema immunitario ad un costo dieci volte inferiore a quello di analoghe terapie attualmente utilizzate nei paesi occidentali…Una evoluzione auspicabile e necessaria perché dati alla mano si scopre che prendendo in esame solo la cura dell’anemia falciforme si aprono altrimenti prospettive a dir poco inquietanti. Secondo la Fondazione Veronesi solo il 2% delle persone affette da tale malattia vivono in paesi sviluppati. Ma la grande maggioranza di casi, stimati in oltre venti milioni, vivono nell’Africa Sub Sahariana e allo stato delle cose non potranno accedere a queste nuove terapie sia per i costi che per la mancanza di centri medici con strutture e personale adeguati al trattamento di questa patologia.

Il drammatico problema che ruota attorno alla questione economica ha dato il là ad un evento paradossale per fortuna andato a buon fine. Una terapia genetica contro una rara forma di malfunzionamento del sistema immunitario, la Ada-Scid, stava per essere ritirata dal mercato sanitario dalla compagnia americana Orchard Therapeutics titolare del trattamento perché ritenuta non remunerativa sul piano del ritorno economico. La Fondazione Telethon di Milano grazie alla collaborazione dell’Agenzia Europea del Farmaco ha preso in carico le autorizzazioni per la gestione della terapia di questa patologia in Europa che potrà quindi continuare a ricevere un adeguato trattamento clinico. Una conclusione per fortuna positiva perché su 43 pazienti trattati nel corso degli anni 2000 solo il 15% ha dovuto ricorrere ad ulteriori terapie.

Antonio Marsilio

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