Primo pomeriggio di questo Primo maggio 2019.
Volevo parlare di te, di quando mi dicevi che i mastei e e scale gera el to lavoro.
E mi te disevo, ma ti fasevii fadiga?
E ti, ti me rispondevi che ea fatiga gera tanta,’ ma cossa ti vol, cussì dovevo far par mantener ea famegia.’
Varda, ti me disevi, e man che ti che ti me mostravi i dei che i gera come una carta geografica, co tante buse, tant e dune, co l’articoeasion che no ghe gera.
Che articoeasion?
Quee dei dei, non ti vedi, non ghea fasso a moverli.
Varda che ea prossima setimana xe el primo magio e mi vogio intervistarte, saver. . .
Cossa ti vol saver, amore ? (e mi sento ea caressa del to dir), ea se andada cussì sensa festa, cossa vustu che te diga?
Dime che adesso ti sta ben!
Sì stago benon!
Dime perché ti se morta stanote.
No so, teo dico n’altra volta, amore.
Andreina Corso
Nel rileggere il dialogo con Jole, mi sono accorta di non aver scritto che viveva nella Casa di Riposo dei Battuti di Mestre. Da tanti anni Anna ed io andiamo a leggere, conversare in biblioteca con le persone che vivono in quella residenza, grazie al servizio animazione che coordina questi incontri. La mente davvero è straordinaria quando ci porta a ignorare dei fatti. Sì ho voluto pensarla morta a Venezia, nella sua via Garibaldi che l’ha vista crescere. L’ho pensata a casa sua, in laguna e la mente mi è stata complice. Scusatemi
Cara Jole, mi eri così simpatica!
Perché te ne sei andata così di fretta senza che potessi rivederti ancora una volta? Mi piace ricordare il tuo occhio furbetto nel dialogare, a volte un po’ rassegnato. E quel sorriso affettuoso accompagnato sempre da un bacio nel momento dell’incontro!
Mi mancherai ma so che non ci siamo perse. L’eternità ci terrà per sempre unite
Con tantissimo affetto…Anna
Mamma mia, che dolore povera donna. Chissà quante come lei, sfruttate e senza voce.