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Coronavirus, un morto a Mestre. A Venezia situazione stabile

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Coronavirus, sostanzialmente numeri stabili a Venezia e Mestre. Con l’eccezione di un nuovo decesso avvenuto ieri sera, lunedì, all’ospedale dell’Angelo.

La morte è sopraggiunta per U.P., ricoverato all’ospedale di Mestre per coronavirus. Ne da notizia il Corriere del Veneto oggi in edicola fornendo tutti i dati sul ricovero e sulla vittima.

Con la morte dell’uomo salgono così a tre le vittime in Veneto per il virus cinese. (Come noto, Mario Veronese, di 67 anni, di Pellestrina ma residente a Mira, morto domenica scorsa, non è stato conteggiato tra questi nonostante 9 giorni di terapia intensiva a Padova, 3 giorni di degenza all’ospedale di Dolo e visite all’ospedale di Mirano per positività al coronavirus).

Gli altri due decessi sono di Adriano Trevisan di Vo’ (78 anni) e Luciana Mangiò di Paese di Treviso(76 anni).

Ospedali e organici ovunque sono in difficoltà. E così, dopo anni di tagli, risparmi e razionalizzazioni, si scopre che, davanti alla prima emergenza vera che le si presenta davanti, la ‘Sanità eccellente’ non ce la fa. Il personale non basta, i dispositivi medici – i cui acquisti sono tutti accentrati alla nuova ‘Azienda Zero’ per i criteri di parsimonia e razionalizzazione – non sono sufficienti per tutti, i posti letto non bastano. Ed ora si corre per porvi rimedio.

Manuela Lanzarin, assessore alla Sanità per la Regione Veneto annuncia l’arrivo di 215 assunzioni straordinarie a tempo indeterminato in corso sulla base delle graduatorie di Azienda Zero, dichiarando che la Regione «è pronta a farne altre con celerità, se l’evolversi della situazione lo richiedesse». Inoltre: «Stiamo valutando un premio economico per i sanitari che in questi giorni stanno compiendo grandi sacrifici” ha aggiunto.

In arrivo anche 60 nuovi posti letto da affiancare ai 484 attuali di terapia intensiva e ai 145 letti di Malattie Infettive.

E ieri negli ospedali sono arrivate le mascherine per il personale: 1000 a Mestre, 1000 a Venezia, 600 a Mirano-Dolo. A breve dovrebbero arrivare anche tutte quelle per i medici di base.

E proprio sul tema delle dotazioni si esprimono così i sindacati medici: “Ancora oggi le modalità di distribuzione dei dispositivi di protezione individuale, l’informazione ai dipendenti ed alle rappresentanze dei lavoratori non risultano omogenee per ospedale e territorio. In molte aree i medici di medicina generale risultano sprovvisti di presidi fondamentali”.

IL VIRUS NEL VENEZIANO
Resta stabile il numero dei contagi che sono attualmente 48.
Ieri due nuovi casi, un infermiere di Treviso che abita a Santa Maria di Sala e un dipendente Spisal che abita nel Veneziano. Entrambi si trovano in isolamento, così come i loro familiari.

8 persone sono ricoverate a Mestre, di cui 6 in terapia intensiva e 8 sono ricoverate a Venezia di cui 3 in terapia intensiva. 1 persona ricoverata a Mirano.

OPERATORI SANITARI
Le difficoltà di organico salgono perché cresce il numero di operatori sanitari contagiati.
Ieri la notizia che l’Azienda ospedaliera di Verona ha scoperto una dirigente della direzione positiva.
E’ oggi ricoverata con la polmonite, ma la grande preoccupazione ora è soprattutto quella di rintracciare tutti quanti possano aver avuto contatto con lei dato che teneva riunioni, incontrava il personale, eseguiva sopralluoghi.
Decine di dipendenti sono sottoposti al test in queste ore e, a scopo cautelativo, sono stati posti in quarantena al proprio domicilio tre primari e diversi medici tra cui alcuni del Pronto Soccorso.

Negli ospedali dell’Usl 3, complessivamente, sono 324 gli operatori in quarantena: 70 sono dipendenti dell’ospedale di Mestre e 123 dell’ospedale di Venezia.

Arrivano notizie confortanti sul personale che rientra in servizio completata la quarantena nonostante qualcuno dimostri perplessità: il primo caso sul territorio non sarebbe di 14 giorni fa ma più recente.

VENETO
In Veneto si contano 291 colpiti dalla malattia con 71 ricoverati (17 di essi in Rianimazione).
In grande aumento i casi di Treviso, al punto che qualcuno parla di ‘focolaio’.

I casi in Veneto ufficialmente conteggiati lunedì sera sono 291, mentre erano 273 lunedì mattina.

Tra essi, significativi i numeri del focolaio di Vo’ a cui appartengono 88 pazienti, gli 82 a Treviso (con un aumento di 10 casi), e i 33 di Padova.

CORONAVIRUS IN ITALIA: PRONTE LE CASERME
Sale il numero dei malati in Italia, ora sono 1.835.
Sale anche il numero delle vittime, 52 in totale, 18 in più nelle ultime 24 ore con il primo morto nelle Marche, un 88enne di Fano.

L’ultimo bollettino della Protezione Civile conferma quello che da giorni ripetono gli esperti e che anche lunedì ha sottolineato il presidente dell’Iss Silvio Brusaferro: i prossimi giorni saranno fondamentali per capire se le misure adottate sono davvero in grado di fermare il contagio o se, viceversa, ne serviranno di nuove e ancora più stringenti.

La buona notizia riguarda i guariti, ora arrivati a 149, 66 in più in un solo giorno. E non solo. Se ieri l’incremento dei malati era stato del 50%, oggi si è fermato a ‘solo’ il 16%, con 258 casi in più. Di questi, inoltre, il 50% è asintomatico (o con sintomi lievi) e in isolamento domiciliare, il 40% è ricoverato con sintomi e solo il 10% in terapia intensiva.

In linea generale, su 1.835 malati, 927 sono in isolamento nella propria casa, 742 ricoverati con sintomi e 166 in terapia intensiva.

Poi ci sono i casi in corso di definizione, come quello del policlinico di Tor Vergata che ha richiamato 98 pazienti per sottoporli ad accertamenti visto che il poliziotto risultato positivo ai test era stato al pronto soccorso a fine febbraio.

Ma c’è un altro elemento che dà la misura della portata dell’emergenza: la Difesa, dopo una verifica effettuata in tutta Italia tramite il Comando operativo di vertice interforze, ha messo a disposizione della Protezione Civile un’ottantina di strutture – caserme, ospedali e basi logistiche – per un totale di 6.600 posti letto.

L’ex ospedale militare di Baggio, a Milano, aprirà nelle prossime ore, con 50 posti letto, ma già sono pronte strutture dell’Aeronautica a Linate e Piacenza così come la base logistica di Colle Isarco (Bolzano) e quella di Roccaraso (L’Aquila) dell’Esercito, le basi dell’Aeronautica di Taranto, Trapani Birgi e Decimomannu (Cagliari). Al momento non è emersa la necessità di utilizzarli né, ha ripetuto Borrelli, ci sono “criticità per quanto riguarda le terapie intensive”. Ma è necessario essere pronti in caso di quarantena di massa.

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