Il Carnevale è una festa universale che si celebra in diverse parti del mondo. In Italia certe peculiarità assumono un significato particolare, ad esempio: perché si dice “Giovedì Grasso” e “Martedì Grasso”?
Per comprendere il significato di questi termini, dobbiamo fare un passo indietro nella storia. In passato, secondo la Chiesa cattolica, si faceva del digiuno una pratica comune durante la Quaresima, cioè per il periodo di 40 giorni che precede la Pasqua. Ciò significava che i cattolici non potevano mangiare carne, latte, formaggio o uova, ma solo cibi semplici come pane e verdure.
Tuttavia, prima della Quaresima, si teneva una grande festa che permetteva a tutti di indulgere in cibi grassi e ricchi, in preparazione alla lunga privazione. Questa festa veniva chiamata “Carnevale”, che deriva dalla parola latina “carnelevare”, che significa “eliminare la carne”.
Il Carnevale originariamente inizia il 6 gennaio, giorno dell’Epifania, e si conclude il Martedì Grasso, il giorno prima dell’inizio della Quaresima. Durante questo periodo, la gente si concede di tutto, mangiando cibi grassi e bevendo alcolici.
Ma perché “Martedì Grasso”? Il termine “grasso” deriva dal fatto che in questo giorno si consumavano gli ultimi cibi grassi prima della Quaresima. Ma perché proprio il martedì? In realtà, il Martedì Grasso era stato stabilito in passato come il giorno in cui si svolgevano i festeggiamenti più sfrenati, con danze e canti per le strade.
Anche il Giovedì Grasso ha un significato particolare. Questo è il giovedì precedente il Martedì Grasso, e segna l’inizio ufficiale del periodo caldo del Carnevale. In questo giorno si svolgevano i primi festeggiamenti, a volte con parate di carri allegorici e spettacoli di maschere.
In alcune parti d’Italia, il Giovedì Grasso era anche il giorno in cui si eleggeva il “Re del Carnevale”, ovvero la persona più divertente e spiritosa del paese, che avrebbe guidato le festività per tutta la durata del Carnevale.
In definitiva, “Giovedì Grasso” e “Martedì Grasso” sono termini che hanno un significato radicato nella tradizione religiosa e culturale italiana. Rappresentano un momento di festa e allegria prima della Quaresima, ma anche un momento di riflessione sulla vita e sulla morte, sulla rinascita e sul rinnovamento. Per questo motivo, molto spesso maschere e rappresentazioni ricordano spiriti o scheletri come modo di esorcizzare la “dipartita” mostrando di farsi beffe della morte.
Chissà se anche Putin ha festeggiato il carnevale di Venezia, protetto da una maschera.