Luca Ferrari, giornalista/fotoreporter
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Roger Federer fa sembrare facile anche quello che non è. Il tennis. L’atleta svizzero, vincitore di 16 prove del Grande Slam, 71 tornei complessivi nonché medaglia d’oro in doppio ai Giochi Olimpici di Pechino 2008 in coppia con il connazionale Stanislav Wawrinka, ha centrato il primo successo del 2012 sul cemento indoor dell’ABN AMRO World Tennis Tournament di Rotterdam (13-19 febbraio 2012), bissando così il trionfo in terra olandese del 2005. Nell’ultimo atto del torneo è stato a tratti disarmante. Colpi precisi. Varianti. Classe. Potenza. Eleganza. Presente in tutte le zone del campo.
Federer è uno di quei rari giocatori che sanno tirare bordate da fondocampo senza fare la figura dei dilettanti da circolo quando si avvicinano a quel “corpo estraneo” chiamato rete. Nella finale contro il possente (e alto, 198 cm) argentino Juan Martin Del Potro, il tennista svizzero ha deliziato la platea, incluso il direttore del torneo Richard Krajicek (re di Wimbledon 1996), con tutto il suo sontuoso repertorio. Ha vinto in due set 61 64. Nella prima partita non c’è stato match. La seconda è stata una battaglia senza esclusione di colpi. Con il sudamericano a tirare bordate, e Roger che replicava con la nonchalance di un lord inglese. Del Potro, che aveva piegato il campione elvetico nella finale degli US Open 2009 al quinto set, ha avuto svariate chance di break prima, e contro break poi, a disposizione e quasi mai Roger in quelle occasioni ha messo dentro la prima palla. Il match point è da raccontare. Seconda di servizio normale da sinistra verso destra. Subito un’improvvisa accelerazione di diritto incrociato e angolato. Tocco morbido al volo. Vittoria.
Roger Federer ha vinto il torneo di Rotterdam perdendo un solo set, in semifinale contro il russo Nikolay Davydenko. È solo un dato. Un’informazione irrilevante di fronte allo spettacolo offerto dal campione svizzero. Un Roger al top, in partite da due set su tre, è capace di battere chiunque: Nadal, Murray e Djokovic inclusi. Non vince una prova del Grande Slam dall’Australian Open 2010, è un dato di fatto. La tenuta atletica è tragicamente più decisiva della classe, è palese. Vedere un campionissimo come Federer non riuscire più ad arrivare fino in fondo dei tornei tre set su cinque, dovrebbe far riflettere.
[21/02/2012]
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