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Venezia: storia di un albero di San Basilio. Abbattuto, lo aveva piantato mio padre 70 anni fa

"È stato un uomo, più di settant’anni fa a impiantare quel pioppo su quell’angolo di San Basilio. Quell’uomo era mio padre. Mia madre diceva a noi figlie, quello è l’albero che ha fatto nascere vostro padre e noi ai nostri figli, quello è l’albero che ha impiantato il nonno e i figli ai loro figli, quello è l’albero del bisnonno..."

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Non ce l’ha fatta la corteccia a difendere i rami, le foglie e la linfa di quel pioppo che a San Basilio (Venezia) esibiva con naturale modestia le sue fronde, così come sanno fare gli alberi, nel silenzio pieno delle voci limpide della natura che lo hanno abitato.
Vi si accasavano gli uccelli, il vento li cullava, la pioggia dissetava le radici e il sole rinfrancava la verde chioma che osservava quieta il canale della Giudecca, il via vai delle onde e la fondamenta delle Zattere.
Una bellezza nella bellezza di quel punto magico di Venezia osservato dagli occhi di chi lo ha voluto vedere, e ha imparato ad amarlo.
Ora quell’albero è diventato un ceppo: ai sui piedi tronchi diffusi a circoscriverne la fine.
Se l’albero avesse la voce, racconterebbe la sua storia. Nulla si sa dei suoi sussulti al passaggio delle grandi navi, della sua paura nel recente incidente che ha fatto tremare la fondamenta, nulla si sa dei suoi ultimi pensieri.

“È stato un uomo, più di settant’anni fa a impiantare quel pioppo su quell’angolo di San Basilio.
Quell’uomo era mio padre. Mia madre diceva a noi figlie, quello è l’albero che ha fatto nascere vostro padre e noi ai nostri figli, quello è l’albero che ha impiantato il nonno e i figli ai loro figli, quello è l’albero del bisnonno…”
Un innocente orgoglio ha accompagnato la nostra vita, un dono immenso il saperlo rigoglioso e florido nel tempo e nelle stagioni a dissetare l’ambiente, a dire, con la sua stessa esistenza il valore di qualcosa che va oltre il simbolico, di qualcosa che ci parla della nostra umanità, oggi ferita da un fatto definitivo giunto all’improvviso, una sentenza di morte che il tronco ha ascoltato dalla voce della corteccia, vinta dall’indifferenza.

Andreina Corso

albero tagliato ancora alla marittima venezia nostra 600

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19 persone hanno commentato. La discussione è aperta...

  1. E’ per non disturbare la rete satanica della rete 5G, sta succedendo in tutta Italia con la scusa che erano diventati oericolosimo malati!! Sono falsi e spergiuri venduti alle multinazionali!,

  2. E’ triste… magari solo per farsi la legna per il caminetto. Un tempo si piantavano gli alberi per dare ombra e sollievo alla gente di passaggio in estate, oggigiorno non esiste più questo tipo di civiltà e rispetto.
    Ritengo che tutti gli alberi su suolo pubblico sono patrimonio di tutti i cittadini e pertanto i comuni dovrebbero chiedere loro il consenso prima di abbatterli unendo dei validi motivi.

  3. Che dire, ultimamente nelle aree pubbliche del comune della Venezia ho visto sparire parecchi alberi, anche a Forte Marghera, vicino alla baia dove “c’era anche un monumento ai caduti” scomparso, sono improvvisamente stati abbattuti diversi alberi, questo si è verificato da quando l’ultima amministrazione comunale si è insediata. Non è una critica ma un dato di fatto. Per chi non ci fa caso non nota queste cose ma la sparizione di un albero è la fine di una vita che oltretutto ci ci ha dato gioia e rilassamento, bellezza e ci ha aiutati a respirare meglio. Mi dispiace molto per quel bel pioppo vecchio ma robusto che osservavo sempre con ammirazione. Nessuno ce lo ridarà, nemmeno con delle belle bugie.

  4. Quanti pensieri, quanta forza contiene nell’animo una foglia verde, i rami di un albero rimuovono i nostri pensieri e ci fanno superare confini e continenti.
    Straordinaria la sintonia della vita di un albero con quella dell’uomo. L’albero, Maestro di vita con la sua saggezza, i suoi tempi, la sua bellezza donata senza nulla pretendere, induce alla riflessione . al sentimento di sapersi umani e quindi deboli e forti insieme, vulnerabili e fragili nel nostro cammino.
    Tanti dolori affliggono l’umanità, guerre e atrocità calpestano l’uomo e la natura e noi talvolta ci sentiamo impotenti rispetto al male, pur sapendo che sempre si può fare qualcosa, che non dare le spalle all’impegno, è possibile, ognuno con i propri mezzi e le proprie forze. Ora ci stanno spiegando che quell’albero era malato, che doveva essere abbattuto. Forse, almeno la Municipalità poteva essere avvisata e magari un garbato cartello a San Basilio avrebbe potuto informare la popolazione. Sarebbe stato un gesto semplice e civico rispettoso di una visione della vita che tiene conto dei sentimenti delle persone che vivono in questa città e che assistono come comparse ai mutamenti inflitti alla loro Venezia. A volte un fatto, una situazione apre il cuore e lo sguardo alle tante ingiustizie che la vita ci affida. Una foglia può insegnare a pensare, averne cura è avere cura e a cuore il destino dell’uomo.

  5. Ma perché ??? Gli alberi non sono aiuole che si possono estirpare a seconda delle mode e delle stagioni, non sono addobbi natalizi ne sagome di cartone per far bello lo skyline di una città’!
    Gli alberi sono le nostre bombole di ossigeno naturali, fondamentali per assorbire veleni e restituire vita ! Chi non si era mai seduto sul basamento dei Musicisti, riparato dalla sua ombra, guardando il Canal della Giudecca abbagliato dai riflessi del sole a mezzogiorno, prima di riprendere il cammino sulla Fondamenta assolata della Zattere? Chi ha deciso di abbatterlo non le sa queste cose, vive su un altro pianeta … !
    RIP povero albero, non c’è fine allo scempio di questa meravigliosa città…

  6. Maledico chi abbatte gli alberi.
    La ragione di questo scempio non si sa, perché per lo scempio non c’è ragione, solo ignoranza, prepotenza e impunità.
    Viviamo in un #mondoBrutto

    Tagliamo gli alberi.
    Costruiamo parcheggi.
    Chiudiamo i negozi e apriamo bed and breakfast.
    Poi ci si lamenta che Venezia sta diventando invivibile.
    L’inferno è una nostra creazione.
    Se continuiamo così noi ci moriremo dentro.
    Venezia – per fortuna – sopravvivrà.
    La Dominante ne ha viste tante.
    Non saremo noi, infimi microbi, a distruggerla.
    Ognuno al suo destino.
    Lei sempre votata allo Splendore.
    Noi alla giusta e sacrosanta estinzione.
    Sono troppo arrabbiata.
    Non mi do pace.
    Dolore e rabbia.
    Non riesco a provare altro.

    • Che dire, ultimamente nelle aree pubbliche del comune della Venezia ho visto sparire parecchi alberi, anche a Forte Marghera, vicino alla baia dove “c’era anche un monumento ai caduti” scomparso, sono improvvisamente stati abbattuti diversi alberi, questo si è verificato da quando l’ultima amministrazione comunale si è insediata. Non è una critica ma un dato di fatto. Per chi non ci fa caso non nota queste cose ma la sparizione di un albero è la fine di una vita che oltretutto ci ci ha dato gioia e rilassamento, bellezza e ci ha aiutati a respirare meglio. Mi dispiace molto per quel bel pioppo vecchio ma robusto che osservavo sempre con ammirazione. Nessuno ce lo ridarà, nemmeno con delle belle bugie.

  7. Ogni giorno ho salutato quell’albero con profondo rispetto come saluto le persone anziane ricche di storia. È un’altra ferita inferta a Venezia.
    Se non c’era bisogno di tagliarlo, il responsabile deve risponderne.

  8. Ho appreso questa notizia con dolore, lo stesso di ogni volta quando abbattono un albero, troppi ormai e sempre con la motivazione di alberi pericolosi, a rischio schianto, da abbattere. In realtà il
    regolamento per la tutela del verde in città e’ diventato aria fritta e spesso questi grandi alberi vengono tagliati soli perché potenzialmente pericolosi…cioè come tutto quello che esiste nella vita…a cominciare dalle tegole che potenzialmente, e sicuramente più di un albero, potrebbero cadere in testa…che dire…vergogna…meno male che se andiamo avanti così ci estingueremo

    • Così in sordina, come sempre in questi casi, uno storico albero e ben messo, veniva abbattuto. Alla fine dello scempio la soddisfazione degli operai chiamati a svolgere il lavoro.
      Ora la marittima non sarà più la stessa.

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