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A qualche giorno dalla fine del Festival… La critica si dimentica del pubblico

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[17/09] Si è chiusa la 67. edizione del Festival del Cinema di Venezia e una tendenza è subito emersa lampante: il cinema da festival è completamente diverso da quello da grande pubblico.
I malumori alla nomina di ogni vincitore da parte dei giornalisti in sala stampa, riflettono a pieno i commenti percepiti girovagando tra le sale di proiezione in proiezione.Quest'anno all'uscita di una rassegna di cortometraggi, con una naturalezza estrema sono arrivato ad esclamare “Non credevo che la mente umana potesse partorire tale aborto in pellicola”. Attorno a me alcuni giovani sono scoppiati a ridere.

Tutto questo mi fa riflettere sul fatto che molto spesso i film vincitori di festival o che comunque hanno avuto la loro presentazione ad un concorso, molto spesso poi, non trovano una distribuzione in sale.

Ariane Labed, vincitrice della Coppa Volpi come miglior attrice per il film “Attenberg“, per quanto brava, dubito che qualcuno resisterà  alla sua performance per l'intera durata della proiezione; non dormire con “Attenberg” è come per Superman resistere alla Kryptonite. Lo stesso si può dire di “Road to Nowhere” di Monte Hellman, vincitore del Leone per la miglior opera d'insieme.
Non ritengo però che tutti i film presentati siano stati negativi ma semplicemente la critica non va assolutamente a riconoscere il possibile gusto del pubblico e questo con Quentin Tarantino come presidente di giuria, stupisce ancor di più.

Deve però essere sempre così? Possibile che nessuno abbia preso in considerazione il bravissimo Paul Giamatti della “Versione di Barney”, un escalation interpretativa che migliora di minuto in minuto.

E benché “La Passione” (foto) non si discosti dal classico cinema di Mazzacurati con il sempre bravo Silvio Orlando (che però non esce dal suo tipico personaggio), almeno intrattiene piacevolmente.
La stessa cosa si può dire per due film asiatici quali “Il regno degli assassini” e “Detective Dee and the Mystery of Phantom Flame”.

Insomma le potenzialità  non mancavano a questo festival, si poteva accontentare critica e pubblico me evidentemente lo strappo tra le due realtà  è ancora lontano dall'essere ricucito.

Forse per le future edizioni del Festival Veneziano che rischia di perdere il proprio appeal (nessuna vera star ha sfilato sul red carpet per la delusione dei fans che si domandavano chi erano quelli che sorridevano e salutavano i flash fotografici), sarebbe meglio ridurre il numero dei film in programma ma con un conseguente miglioramento della qualità .

Il Festival cinematografico più antico del mondo, merita di meglio.

Mattia Cagalli

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