Ha respinto ogni addebito e chiesto il non luogo a procedere l’ex ministro Altero Matteoli indagato nell’ambito della vicenda Mose per una tangente da 500mila euro.
L’ex ministro si è presentato oggi davanti al Gup Andrea Odoardo Comez, per rilasciare dichiarazioni spontanee e respingere l’accusa fatta dalla Procura di Venezia che ha
chiesto per lui il rinvio a giudizio.
Secondo i legali di Matteoli, Francesco Compagna e Gabriele Civello, l’ex ministro “ha ribadito la correttezza del proprio operato e la palese falsità di Giovanni Mazzacurati” all’epoca dei fatti presidente del Consorzio Venezia Nuova (Cvn), concessionario unico per la realizzazione delle opere di difese dalle maree a Venezia.
“Si tratta di accuse assurde – hanno rilevato i due legali, riferendo quanto detto da Matteoli nei circa venti minuti nei quali è rimasto davanti al gup -. Accuse documentalmente smentite dagli atti processuali”.
Tra gli argomenti portati in aula da Matteoli anche il fatto che lui sarebbe stato nominato ministro quando i lavori ai quali è riferita la tangente, erano già stati affidati.
Di fatto Matteoli viene chiamato in causa da Mazzacurati perché avrebbe interceduto a favore della Socostramo di Erasmo Cinque per opere di bonifica tra il Ponte della Libertà e Porto Marghera per un importo di 120milioni di euro. I ‘buoni uffici’ di Matteoli – secondo Mazzacurati – avevano indotto il Cvn a far entrare la Socostramo che avrebbe intascato il denaro lasciando però gran parte delle opere da realizzare, senza utili, ad altra società del Consorzio.
07/12/2015