Da gennaio, gli assegni pensionistici avranno un aumento. Si tratterà di un aumento differenziato in base al reddito, secondo quanto stabilito dal governo attraverso un decreto firmato dal ministro dell’economia Giancarlo Giorgetti e la ministra del Lavoro Marina Elvira Calderone. Certo è che il tasso di rivalutazione provvisorio delle pensioni per il prossimo anno è stato fissato al 5,4 per cento. Gli aumenti scatteranno da gennaio con la stessa modalità del 2023: dunque incrementi con questa percentuale per gli assegni che non superano i 2.271,76 euro lordi mensili, (quattro volte il minimo Inps, ovvero poco meno di 1.800 euro netti). Per i trattamenti superiori l’indicizzazione sarà parziale, con percentuali decrescenti: 4,59% per quelli fino a cinque volte il minimo, 2,862% tra cinque e sei volte, 2,538 tra sei e otto volte, 1,998% tra otto e dieci volte, 1,188% oltre le dieci volte.
L’aumento medio sarà del 5,4%, con riferimento all’adeguamento all’inflazione, ma solo per gli assegni fino a circa 2.200 euro al mese, grazie al meccanismo a fasce che garantisce la perequazione piena solo a questa categoria di pensionati. Questo significa che gli incrementi saranno diversificati, con un massimo di 130 euro (lordi) nelle fasce in cui si concentra la maggior parte dei pensionati.
Il nuovo schema indica che solo le pensioni fino a 4 volte il minimo saranno adeguate al 100%. Il minimo per il 2023 è fissato a 563,74 euro, con un aggiunta dell’0,8% per compensare la differenza tra l’inflazione recuperata quest’anno (7,3%) e quella effettiva registrata nel 2022 (8,1%). Per le pensioni oltre questa soglia, l’adeguamento sarà parziale, applicando dei tagli che porteranno l’aumento dall’85% al 22% per le pensioni più ricche.
La percentuale di adeguamento, ad esempio, si riduce al 4,59% per le pensioni tra 4 e 5 volte il minimo (2.200-2.800 euro), il che significa aumenti fino a 130 euro, fino a scendere all’1,18% per gli assegni più elevati, quelli sopra i 5.600 euro, con incrementi a partire da 67 euro.
Tuttavia, queste misure non hanno placato le critiche sul tema delle pensioni. Il confronto tra il governo e i sindacati sulla manovra sarà al centro dell’attenzione a Palazzo Chigi. La Cisl chiede il ritiro dell’articolo 33, contestato per i tagli ai rendimenti delle pensioni di statali e medici, sottolineando la necessità di “togliere le ombre sulle pensioni”, come afferma il segretario Luigi Sbarra.
Ma le tensioni tra il fronte sindacale e il governo restano accese, in linea generale, con il ministro dei Trasporti Matteo Salvini che critica anche lo sciopero dei mezzi pubblici rinviato al 15 dicembre, promettendo di fare tutto il possibile per ridurre i disagi.