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Così tanti turisti a Venezia possono essere anche un problema sanitario

Venezia è la provincia al terzo posto per numero di nuovi contagi quotidiani regionale, nonostante sia quella con meno abitanti

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Così tanti turisti a Venezia possono rappresentare anche un problema sanitario dato che solo un quarto di essi indossa la mascherina e assembramenti si creano un po’ ovunque come dimostrano foto, video e social.
A Venezia vi è un sovraffollamento che crea problematiche a Trasporti, Contagi, Vivibilità, inutile negarlo.
Il Ponte degli Ognissanti, l’ ultimo esempio rivelatore.

Sono un ricordo, i passi lenti e cadenzati che percorrevano le calli di Venezia, lievi come una musica misteriosa.
Se ci si affacciava alla finestra, a tarda sera, si potevano osservare persone, coppie tranquille che rompevano il silenzio con lo scricchiolio delle suole delle scarpe, per poi uscire dalla calle e andare altrove.

Le code erano lontane dall’immaginario dei veneziani, si ricordano quelle del Carnevale, quando si faticava ad attraversare i ponti ed era difficile entrare in un vaporetto e men che mai in un motoscafo: la ressa poteva rovinare un costume veneziano o sfilare involontariamente una parrucca settecentesca dalla testa di un turista, arrivato a Venezia per vivere il Carnevale.
Erano giornate speciali e anche in quelle circostanze si lamentavano l’inefficienza dei trasporti e la città era afflitta dall’invasione umana.
Giornate dense ma poche e circoscritte.

E poi, negli anni, una politica turistica e commerciale ha portato il mondo a varcare la porta di Venezia. E anche delle sue case.
Spostando la memoria in una linea curva aperta e mettendo un punto sull’anno 2020, osserviamo che dopo un anno e mezzo di crisi pandemica e la contemporanea possibilità di vaccinarsi, si è andati verso una liberalizzazione del nostro tempo e tra no vax, tamponi, certificazione verde, scellerati che girano per le strade, anche se contagiati dal virus, eroi del dissenso che si mostrano come ebrei deportati nei campi di concentramento, assertori della vaccinazione nazista, come a Novara, il mutamento c’è stato.

E le strade si sono nuovamente riempite, gli esercenti hanno risollevato la loro economia, qualcuno è stato riassunto o ha trovato lavoro.
Venezia ancora invasa dai turisti, calli e ponti assembrati di visitatori e plateatici a volte in eccesso, mezzi e code inaccessibili: il ponte degli Ognissanti di Novembre (in media più di 90.000 presenze giornaliere) le ha messe tutte in evidenza le difficoltà del trasporto pubblico. E non solo.

La città sembra chiudersi in se stessa e forse per difendersi, ha invocato una pioggia torrenziale, che però è preoccupato per l’altro verso, l’alta marea, fortunatamente protetta dalle braccia dei lavoratori che hanno azionato e sollevato il Mose. Ottimo esito, Venezia asciutta e un respiro profondo e ‘grato’ dei suoi abitanti.

Molti e reiterati i disagi dei cittadini e della Municipalità veneziana, che dovendo salire in un mezzo per recarsi al lavoro, o dovendo sottoporsi a una visita medica in ospedale, non sanno a chi e a che santo rivolgersi per chiedere aiuto.
Attendono, mentre altra gente ancora affolla i pontili e qualcuno si chiede, ma il contagio non c’è più? Gli assembramenti non erano vietati?

Le tante persone che si informano sui Social, hanno letto la notizia che nella nostra provincia si è passati dai 1.168 casi del 19 ottobre, ai 1.279 del 26 ottobre, fino ai 1.509 di ieri?
Il professor Andrea Crisanti, direttore del Dipartimento di Microbiologia Molecolare Università di Padova, ha ammonito, raccomandato, oltre a vaccinarsi, di non abbandonare le abitudini preventive, come l’uso delle mascherine, il distanziamento, la pulizia delle mani.
E per Venezia, ma anche Mestre che in alcuni momenti, soprattutto nei mezzi di trasporto affollati, le precauzioni sono gli unici antidoti, perché pochi rinunciano a salire in un vaporetto e aspettare il successivo, ad esempio.

«Eppure basterebbe indossare le mascherine anche all’aperto, quando ci accorgiamo che c’è tanta gente. Abbiamo visto che sono il presidio migliore contro i contagi. Al chiuso vanno portate sempre, ma non solo, a maggior ragione se ci sono tante persone intorno a noi», raccomanda Crisanti.”.

Le mascherine, e poi la pulizia delle mani, soprattutto dopo avere toccato oggetti dall’uso promiscuo.
Le solite norme, sentite e risentite mille volte, ma progressivamente abbandonante. Altrimenti non si spiegherebbero i tanti casi di raffreddore e malanni di stagione che si stanno registrando in questi giorni. Lo scorso anno erano quasi scomparsi”.

Alla luce delle difficoltà, presagi di nuove proteste, le istituzioni reagiscono.
Il sindaco Luigi Brugnaro, che rileva il 50% d’incassi in meno rispetto al 2019, sollecita un incontro con l’Actv-Avm e i sindacati ,venerdì alle 10 e 30 per affrontare nuovamente il problema del trasporto pubblico, mentre irrisolte, premono le questioni e le tensioni tra sindacati e Azienda relative al nuovo accordo integrativo di secondo livello.

I sindacati dal canto loro considerano che la città ancora una volta non sia stata all’altezza della situazione e che i trasporti annaspano, rilevando che da mesi il Comune tenta di scaricare le responsabilità sui lavoratori e che per ora non si avverte segnale alcuno di un cambiamento tangibile.

L’Azienda proverà a rimediare agli eccessi di fine settimana con gli imminenti tornelli e prevede altresì corse bis, riservate ai residenti che usano i mezzi per poter andare a lavorare o per altri motivi di necessità e vivibilità.

Sul piano della prevenzione ai contagi, lancia l’allarme, il direttore dell’Usl3 Serenissima Edgardo Contato che negli assembramenti nella città d’acqua e di terra vede il rischio di ammalarsi e mai vorrebbe che anche Venezia, come Trieste, fosse tra le città più contagiate in Italia, ma la sua conformazione, i calli, la socialità all’esterno, sempre più viva e praticata, anche di notte, fa sì che, come ci ricorda Maurizio Scassola, presidente veneziano della Fimmg, il sindacato dei medici di base, che il danno è già avvenuto, come già hanno rilevato i dati analitici.

Come in chi scrive, anche in chi legge e leggerà queste annotazioni, si comprendono i tanti ostacoli che la città e i suoi abitanti devono ancora incontrare e più in generale come sia necessario farsi ancor più carico, dei problemi del contagio.
Costa fatica dopo tanto aver sperato ma non resta altro che questo intimo aspetto da sviluppare: la nostra e altrui responsabilità.

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3 persone hanno commentato. La discussione è aperta...

  1. Che splendido messaggio, il suo, caro Fly But, pieno di speranza, di amore per la giustizia e di amore verso i bambini. Non è mai andato fuori tema, caro amico, anzi, lo ha rinvigorito e la ringraziamo di cuore.. Mi riservo di occuparmi quanto prima sulle tematiche interessanti e filosofiche del suo pensieri che appartengono alla vita, al sogno, al silenzio.
    Grazie. Andreina

  2. Come sempre leggo con piacere l’espressione del buon senso della Dott. Corso. Aggiungo le code degli stranieri in farmacia, a P.le Roma, ecc, per farsi il tampone, come si fa a mettersi in viaggio per l’estero in questo periodo senza punti di certezze? Che visita turistica è se cammini a stento e soprattutto guardando il cellulare, se la passi a fare code chilometriche per salire su un mezzo? Follia collettiva. Viviamo in una società irresponsabile, dove tutto è lecito e consentito, dove non esiste nemmeno il senso della propria difesa a tutto tondo, dai giovani ai meno giovani. Non sempre è giusto cogliere l’attimo. Per quanto riguarda le istituzioni, reagiscono si, ma a danno del cittadino, del lavoratore ed anche del turista. E’ distruzione totale dello Stato e delle sue funzioni, il caos totale da cui non ne usciremo se non totalmente distrutti. Più che parlare di abitanti che salgono sui mezzi, parlerei di pendolari che salgono sui mezzi, gente di città ormai non ne incontri quasi più, ne sui mezzi ne per strada, vergognoso non assicurare la regolarità ed il percorso a chi abita nelle isole, così si distruggono anche le poche attività che esistono, non blateri poi il Comune di Venezia a difesa dell’artigianato del vetro e dei merletti di Burano. Non avrei mai immaginato di poter assistere a tutto ciò, non solo alla fine della mia città, ma alla fine di tutto, della società che ci aveva portato serenità e benessere. Impossibile ora non camminare con le spalle al muro ed essere diffidenti nei confronti di tutti, orribile non poter più contare su chi ci deve la DIFESA dei DIRITTI dell’UOMO, scritti senza bandiere e rimasti sulla carta. Vado fuori tema. Sogno un mondo senza bandiere, dove specialmente si DIFENDANO I BAMBINI da ogni ORRORE, ma è già l’alba, il mio sogno è interrotto dal risveglio. Questo è lo specchio del mondo e della civiltà che viviamo oggi, non può esistere un mondo vivibile dove non si fa nulla per difendere i BAMBINI.

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