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Veronese a Palazzo Grimani (S. M. Formosa) Le Storie di Ester Rivelate

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Ancora una volta Palazzo Grimani a Venezia, S.M. Formosa, ospita una meravigliosa Mostra. Sono tre opere, ma che opere! Trattasi dei tre grandi teleri ospitati, sin dalla loro creazione, eseguiti per mano del grande Paolo Caliari detto Il Veronese ( 1528/1588), sul soffitto della Chiesa di San Sebastiano e oggi prestati affinchè potessero essere visitati ed ammirati da tutti coloro che dell'Arte possiedono una precisa idea che coniughi etica bellezza e potenza contenutistica, figlie, quest'ultime, di una precisa visione del tempo in cui l'Artista visse e operò.Questi lavori dalle favolose proporzioni, come del resto nell'uso operativo del VERONESE, devono intendersi presenti in questa sede prestigiosa “purtroppo” solo di passaggio dovendo essere rimessi nella loro originaria ambientazione, dopo un lavoro di restauro che ha loro ridonato le primigenie cromie capaci, ancor oggi, di stupire l'osservatore per la forza dirompente con cui accompagnano il segno calligrafico.

Trattasi di un ciclo commissionato al pittore, nel 1555, dal prelato Bernardo Torlioni dell'Ordine dei gerolamini, a cui appartiene la chiesa di San Sebastiano, con l'indirizzo di rappresentare Le storie di Ester divise in tre parti: il Ripudio di Vasti, Ester incoronata da Assuero e il Trionfo di Mardocheo, con l'intento di “….. costruire l'esaltazione della propria vicenda e del proprio ruolo …” come si evince dalla nuova interpretazione dello studioso Augusto Gentili in merito alla vicenda umana e religiosa del Torlioni.

Le opere furono eseguite dal Veronese in circa un anno di intenso lavoro andando a decorare il soffitto della navata centrale della chiesa, nella quale già  aveva arricchito l'altro soffitto della sacrestia, sul quale appare L'incoronazione della Vergine.
Vale la pena di ricordare che in San Sebastiano, Paolo Veronese lavorerà  a fasi alterne praticamente gran parte della sua vita fino a farne il suo stesso monumento funerario ove tutt'ora riposa.

Oggi la possibilità  di ammirarle da presso, nella sontuosa cornice di Palazzo Grimani, dona una emozione difficilmente quantificabile per ogni persona che di questo portentoso artefice di spazi illusori da sempre ne apprezza la capacità  coloristica e l'irripetibile calligrafismo. Si scopre, nello specifico, come le stesure cromatiche, così come appariranno nella sede originaria, viste cioè in pratica dal basso verso l'alto, si offriranno all'occhio in misura di vaste campiture di colore correlate a delicate parti minori poste in opera con ragionata e doviziosa applicazione, mentre viste a distanza ravvicinata sono in realtà  frutto di una sicurezza dell'Artista capace di una conduzione delle pennellate rapida, libera, priva di ripensamenti che ci offre la visione di una pittura straordinariamente “moderna” per i tempi, suggerendoci inoltre quale sicurezza e controllo tecnico fosse in possesso di questo straordinario Artista, probabillmente uno dei più grandi coloristi di tutta la storia dell'Arte.

Si scoprono, altresi, le sue immense doti di “illusionista” e di grande scenografo capace di indirizzare l'occhio dello spettatore sui differenti punti prospettici della composizione, facendo “uscire” le figure dallo spazio loro riservato per maggiormente creare l'artifizio dinamico che suggerisce, appunto, l'inganno di una motilità  in grado di eliminare totalmente la bidimensionalità  del dipinto fatto divenire così palcoscenico tridimensionale contenente la massa dei personaggi che paiono muoversi liberamente in uno spazio illimitato.

Da non sottovalutare, ancora, la profonda sensibilità  del Veronese divenuto celebre anche per l' eccelsa capacità  indagatrice che ebbe del proprio mondo, portandolo a rappresentare, nei suoi dipinti, indimenticabili pagine bibliche ed evangeliche ” travestendole” spesso di quella mondanità  opulenta tipica del momento storico che lo vide protagonista, procurandogli talvolta pericolose confrontazioni con le Autorità  ecclesiastiche poco disposte ad accettare la pur minima intenzione di “offesa” a Santa Madre Chiesa. E qui basterebbe ricordare lo scontro di Paolo con la Santa Inquisizione in merito all'opera ” Convito in Casa Levi” ( ora alle Gallerie dell'Accademia) commissionata dal Convento dei domenicani dei SS: Giovanni e Paolo la quale, caduta sotto l'occhio degli inquisitori per alcuni dettagli ritenuti blasfemi, gli procurò denuncia e processo.
Il Nostro evitò la pena per il rotto della cuffia, con abilità  e furbizia, apponendo il nuovo titolo ( già  noto come Ultima Cena) e scusandosi con la frase passata alla storia “…. Noi pittori si pigliamo licentia, che si pigliano i poeti e i matti ……” salvando così l'opera e, forse, qualcosa di più…..!

Lo straordinario restauro, protrattosi dal Novembre 2008 al gennaio 2010, è stato diretto da Giulio Manieri Elia e si è reso possibile grazie alla generosità  di Save Venice Inc., con l'apporto tecnico di molte persone che hanno profuso amore e abilità , tanto da poter testare questo avvenimento come ” le storie di Ester RIVELATE “, quasi una rinascita di quei primari colori, di quelle pennellate ardite, di quella volontà  del Maestro di portare a maggiore gloria avvenimenti del passato con prodigiose allegorie in grado di rafforzare la fede in momenti cruciali della storia della Chiesa.

Riscoprire oggi queste opere non può che far aumentare l'ammirazione per questo inarrivabile Artista veronese, ma veneziano d'adozione, che lasciò nel nostro territorio tracce indelebili della sua arte così vitale, così ricca d'amore per la vita ma, nel contempo, densa di una spiritualià  palpabile, che lo rese unico tra i “Primi” procurandogli stima e onori e che fece dire al grande Giorgio Vasari ” … Paulino pittore [….] dipinse [….] il soffittato o vero palco della chiesa di San Sebastiano, che è opera rarissima. ” il che dichiarato da uno dei massimi critici del rinascimento è quale sigillo di una nobiltà  eterna.

La mostra è accompagnata da un delizioso catalgo edito da Marsilio, ricchissimo di interventi, note e fotografie che consiglio a tutti di leggere per poter meglio gustare il succo di un frutto che il tempo ci ha tramandato e che, grazie all'intervento di persone ed enti propensi alla divulgazione culturale, piuttosto che a finalità  mercantili, potrà  colmare ancora per molto tempo l'animo nostro sempre avido di bellezza.

Auguro ai nostri lettori una felice estate ricca di sole e di qualche spicchio d'Arte, con un arrivederci alla prossima Mostra.

Venezia Luglio 2011

Giorgio Pilla – Critico d'Arte

(www.giorgiopilla.it)

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