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Cop 26: mondo sull’orlo di una catastrofe climatica. Ma Cina e India non hanno fretta

Conferenza mondiale per il clima Cop 26: entusiasmo di intenti alla mattina ma delusione nel pomeriggio con gli interventi di Cina e India

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Cop26: sul clima i leader d’accordo su agire subito, ma India e Cina frenano.
La Cop26 di Glasgow si apre con questo monito dei capi di governo. Ma bastano poche ore per capire che la strada per raggiungere un accordo che consenta di azzerare le emissioni nel 2050 è in salita.

Il leader cinese Xi Jinping manda un messaggio scritto al summit e in contemporanea il portavoce del ministero degli Esteri cinese Wang Wenbin critica a testa bassa gli Usa, per l’inquinamento del passato: le sue emissioni storiche sono 8 volte quella della Cina. Ma è soprattutto il premier indiano Modì a gelare il forum. “L’India raggiungerà l’obiettivo delle emissioni zero nel 2070”, dice il giorno dopo esser stato al G20 di Roma nel quale l’impegno preso, seppure generico, era quello di azzerare le emissione a “metà del secolo”.

E’ un cambio di passo. Che attiva subito le diplomazie. Il premier italiano Mario Draghi in primis: “Sul piano degli obiettivi, delle ambizioni, non ci sono molte differenze – afferma il presidente del Consiglio italiano – Sulla velocità con cui affrontare le sfide ancora ci sono divergenze. Che sia stato per la prima volta accettato da tutti che i gradi necessari siano un grado e mezzo e non due è molto importante”. E aggiunge che al G20 l’India “ha molto aiutato” ad esempio sull’obiettivo di metà secolo: “con la diplomazia dello scontro non si arriva a niente”.

La giornata viene aperta dal World Leaders Summit, la due giorni dei capi di stato e di governo. In mattinata il clima è diverso. In tutti gli interventi, dal presidente Usa Biden ai giovani attivisti indigeni, dal documentarista David Attenborough a Mario Draghi e Boris Johnson, è stato ripetuto con enfasi che il mondo è sull’orlo della catastrofe climatica, che occorre agire subito, che soldi e tecnologie ci sono, ma serve la volontà politica.

L’atmosfera formale e noiosa dei vertici internazionali si è scaldata con le paure e le speranze dei grandi momenti storici, e con la passione e la rabbia della generazione Greta, ammessa per la prima volta al cospetto dei leader, con gli interventi di giovani attivisti. Il principe Carlo ha sostenuto che il pericoli legati al clima sono più pericolosi del Covid. Ha evocato i tempi di guerra, evoca suo nonno Giorgio quando dice “dobbiamo metterci sul piede di guerra, serve una mobilitazione militare”. Ma per combattere una guerra, bisogna prima mobilitare i cuori.

E oggi in Scozia l’operazione è riuscita bene. Il padrone di casa, il premier Boris Johnson, è partito citando James Bond: “Come lui, dobbiamo salvare il mondo, ma il problema è che questo non è un film, è la realtà”. E poi: “L’umanità ha esaurito il tempo, resta un minuto prima della mezzanotte”. “Dopo Parigi abbiamo fatto solo bla bla”, dice citando Greta Thunberg -, dobbiamo passare dalle parole all’azione”. Un fallimento “scatenerebbe ondate di collera nel mondo”.

“Stiamo ancora andando verso il disastro climatico. I giovani lo sanno – gli fa eco subito dopo il segretario dell’Onu, Antonio Guterres -. Basta trattare la natura come fosse un gabinetto”. Interviene anche Joe Biden: “E’ un decennio decisivo per il clima, la finestra si sta chiudendo”. “Gli Usa daranno l’esempio, per dimostrare che non si tratta solo di parole ma di azioni. La nostra strategia prevede emissioni zero entro il 2050, e vogliamo aiutare tutti i Paesi del mondo”.

Mario Draghi è tra i leader che parlano la mattina e fa un’analisi dei rischi: “Il cambiamento climatico ha gravi ripercussioni sulla pace e la sicurezza globali. Può esaurire le risorse naturali e aggravare le tensioni sociali. Può portare a nuovi flussi migratori e contribuire al terrorismo e alla criminalità organizzata. Il cambiamento climatico può dividerci”. Poi dice che alla Cop26 bisogna fare “molto più di quanto abbiamo fatto al G20. Dobbiamo accelerare il nostro impegno per contenere l’aumento della temperatura al di sotto di 1,5 gradi”. I soldi ci sono, “decine di trilioni”, Ma “dobbiamo trovare un modo intelligente di spenderli velocemente”.

Nel pomeriggio spiega anche la necessità di utilizzare fondi pubblici e privati. Bisogna fare altro. Anche se c’è ottimismo sui cambiamenti tecnologici che consentiranno di superare il fatto che le rinnovabili non sono sufficienti.

La cerimonia di apertura è inframezzata dagli interventi di giovani attivisti indigeni, in rappresentanza dei paesi meno sviluppati che hanno meno responsabilità nella crisi climatica, ma ne pagano il prezzo maggiore. Da Samoa all’Amazzonia, dall’Egitto al Kenya, raccontano della gente che soffre la fame e muore per il cambiamento climatico.

A loro risponde idealmente il documentarista britannico David Attenborough, che chiede “una nuova rivoluzione industriale verde, con milioni di posti di lavoro”. Ma le posizioni della Cina e dell’India, chiare fin dal primo giorno, rappresentano una doccia fredda agli interventi dei politici, una brusca frenata alle aspettative di un miglioramento dei risultati raggiunti al G20 che fan comprendere quanto difficile sarà, nonostante gli allarmi lanciati, raggiungere un accordo.

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