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[12/02] Vi sono momenti e modi, fortunatamente rarissimi, in cui l'arte, foss'anche la più eccelsa e sublime di questo mondo, potrebbe tuttavia correre il rischio di non risultare apprezzabile e gradita, come in genere avviene. E risultare, invece, insopportabile e affatto gratuita.
Ipotizziamo, a mo’ di esempio, uno Chopin redivivo che abitasse in un condominio e che di notte pretendesse di mettersi al pianoforte per eseguire qualcuna delle sue celebri sonate: per quanto magistrale, seducente e inebriante risultasse oggettivamente la sua esecuzione, quanti condomini, disturbati nel loro sonno e considerando senz'altro irrilevante il fatto di avere a che fare con un genio, non esiterebbero a invocare il silenzio e il rispetto dei propri diritti, se non a mandarlo dritto-dritto, per così dire, a quel paese?
E accadrebbe grosso modo la stessa cosa, a mio avviso, se, anziché Chopin, ipotizzassimo redivivo un Picasso il quale si comportasse alla stregua dei cosiddetti writers che nelle nostre città , com’è noto, sono soliti creare estemporaneamente le loro opere sulle facciate di ogni sorta di edificio sia pubblico che privato, a prescindere dalla monumentalità o meno di questo. Quanti di noi, ancorché estimatori dell'arte del grande genio spagnolo, non insorgerebbero, infatti, sollecitandolo a riserbare la sua opera, al massimo, per qualche anonimo e insignificante edificio, situato, possibilmente, in periferia e magari anche degradato?Tutto ciò per dire che allorché, come spesso accade, viene criticato l'operato dei writers non è affatto in discussione l'artisticità dei loro graffiti, che ognuno, a seconda del proprio gusto estetico, è libero di vedervela o meno, bensì semplicemente la illegittima e arbitraria pretesa da parte loro di trasformare le facciate delle nostre case e degli edifici pubblici cittadini, non esclusi quelli di rilevante importanza architettonica e monumentale, in una eterogenea rassegna d'arte "en plein air", invariabilmente stridente con il contesto urbano e, soprattutto, non richiesta da chicchessia.
ENZO PEDROCCO