Momento di “crisi”, si fa per dire, anche per Veronica Lario. L’ex moglie del Presidente Silvio Berlusconi probabilmente non potrà più godere dei 3 milioni di euro al mese di mantenimento: il Tribunale di Monza ha infatti deciso di sostenere il Cavaliere nella sua battaglia per ottenere il divorzio dall’ex consorte. La Lario si vedrà così dimezzare il suo assegno da 3 milioni di euro a 1,4.
Dal 2009 l’ex premier deve all’ex moglie 92 mila euro al giorno che saranno portati a 46, pari a 16,8 milioni di euro all’anno. Due sono inoltre le cause che minano il rapporto Berlusconi-Lario: separazione consensuale e divorzio. La prima si svolge al tribunale di Milano, dove risiedeva nel 2009 lo stesso ex premier, la seconda a Monza, territorio di residenza attuale della Lario.
Nella causa di separazione, i giudici di Milano avevano stabilito a fine dicembre 2012 che per consentire all’ex moglie di mantenere un tenore di vita simile a quello goduto fino ad allora, dovessero andare a lei 100 mila euro al giorno; all’ex premier sarebbe invece rimasta villa Belvedere di Macherio in cui la Lario aveva vissuto fino al settembre 2010, prima di trasferirsi nella suite deluxe dell’Hotel de La Ville di Monza, con vista sulla Villa Reale.
A luglio 2013 Berlusconi, sostenuto dagli avvocati Ippolita Ghedini e Cristina Rossello, aveva presentato al tribunale milanese anche la suddetta richiesta di divorzio, pare poi che proprio a villa Macherio vi sia stata una “seduta” fra i due insieme ai rispettivi avvocati, Cristina Morelli per l’ex first lady.
Durante l’incontro i due hanno discusso dell’argomento riduzione dell’assegno di mantenimento, in cambio, la Lario avrebbe richiesto proprio la residenza a villa Macherio. Dopo la sentenza di separazione, Berlusconi aveva accusato le tre giudici donna di essere “femministe e comuniste”, inasprendo ancor di più i toni dichiarando alla tv di sperare comunque “in un accordo bonario e sensato con Veronica”.
A seguito di ciò, ed essendo l’accordo non ancora stato firmato dallo stesso Berlusconi, la Corte d’Appello di Milano sembra avere il pallino in mano: i giudici potrebbero modificare i termini, riducendo ancor di più l’assegno, oppure aumentandolo fino e oltre i 3 milioni.
Alice Bianco
[23/10/2013]
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Vergogna, la gente muore per fame e voi parlate di 100 milioni di euro al mese fate qualche sostanziosa donazione a chi ha perso il lavoro o a chi non ce lo ha proprio il lavoro.