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Venezia, la città e il suo sogno poetico. Di Andreina Corso

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venezia con la nebbia

I sogni talvolta vivono bruschi risvegli, immedicabili, o forse incurabili, come la denominata Fondamenta amata da Josif Brodskij, che dalle Zattere si affaccia e si rispecchia sul Canale della Giudecca senza vanità, sapendo che è dall’invisibile che si riescono a decifrare i linguaggi, perché il colore dell’acqua, la luce, il respiro, sono le parole di una laguna ossidata dall’odore della nebbia e illuminata dalle luci dell’alba.

E c’è ancora lei, la nebbia, quando un uomo si ferma davanti alla lapide seminascosta dalle fronde degli alberi del giardino che ha ospitato Brodskij nelle sue numerose visite invernali “nelle gelide sere di dicembre”.

L’iscrizione rivela l’anno di nascita e di morte dello scrittore di San Pietroburgo – 1940 – 1996, che ha scelto di essere sepolto a Venezia, un poeta che ha saputo riconoscere e narrare l’anima nascosta della città che ha tanto amato. Un’esistenza colpita nella sua umanità e costretta all’esilio (l’America fu la sua patria adottiva), per aver dato voce all’esigenza di libertà, attraverso le parole e la dignità della poesia.

Un uomo condannato dalla sua Russia ai lavori forzati in Siberia, all’umiliazione del manicomio. Ma anche e soprattutto un uomo insignito del premio Nobel nel 1987, che aveva scelto Venezia, come una bussola sicura, “anche se non è detto che cercassi il nord…” e che sull’acqua, filtro mitologico della città, ha scritto incantevoli e inediti versi.

Come e perché ci arriva alla Fondamenta degli Incurabili il poeta Aldo Vianello, dopo un vagare pensoso e ramingo? Gli occhi si posano interrogativi sul profilo di Brodskij scolpito sul marmo. Il poeta gli è quasi coetaneo, è nato nel 1937. Stringe fra le mani un sacchetto di plastica, dentro ci sono alcune copie del suo ultimo libro di poesie che vende agli amici che lo apprezzano. Si chiede come si fa a diventare eterni, ad incontrarsi affissi in una lastra marmorea, ad essere osservati da altri occhi umani.

Come si fa, attraverso le parole, ad esistere veramente, se l’acqua frantuma il suo corso, finge di sollevare l’arsura, ma poi respinge i suoni? Come si fa se la poesia non arriva al cuore di una Venezia che pur racconta in versi iconici la sua bellezza?
Potrebbe accadere qualcosa in questa città che risparmi ad un poeta di vendere i suoi libri (che vorrebbe poter regalare), sfilandoli con discrezione da un sacchetto di plastica? Esiste un antidoto che possa spezzare la tristezza di quel gesto compiuto come dice una sua poesia “con mani piene di vento”?

Può un uomo considerato da Ezra Pound e Diego Valeri, il più grande poeta vivente a Venezia, trascinare la sua vita fra mille difficoltà, alle soglie di una povertà dignitosa e muta? Infanzia difficile la sua, vissuta a Pellestrina, in quella fetta di terra circondata dall’enigma dell’acqua. E poi i lunghi anni in collegio, la sofferenza, la solitudine. Solo lei, la poesia si fa strada per libera scelta in quel corpo che lo accompagna in un’ esistenza travagliata.

Solo le parole che insistono sul cuore, lo rendono libero. Ha sopportato una vita grama grazie al respiro di un pensiero incontaminato e ai colori di una Venezia tutta sua, che dall’alba al tramonto gli appartiene, diventa senso e pane per tirare avanti.
Forse per resistere, per non perdersi, le sue gambe l’hanno trascinato in quella Fondamenta, davanti alla casa che ospitò Brodskji, un tempo vecchio Ospedale degli Incurabili eretto da Jacopo Sansovino nel sedicesimo secolo, per accogliere la sofferenza di chi non guarirà più.

Eppure da quella dimora Brodskji scrive: “In questa città si può versare una lacrima in diverse occasioni. Posto che la bellezza sia una particolare distribuzione della luce, quella più congeniale alla retina, una lacrima è il modo in cui la retina – come la lacrima stessa – ammette la propria incapacità di trattenere la bellezza”.

Se è vero, come ha scritto il musicista Luigi Nono, che “a Venezia s’impara a vedere e ascoltare l’invisibile e l’inaudibile, le pietre, i mattoni, lo scuro, l’acqua, la luce e le cose ci parlano”, Brodskji suggerisce di inventarsi gatti. “Io sono un gatto”, così spiega la sensazione di felicità primordiale davanti alla città d’acqua che rovescia ogni prospettiva, “perché solo un gatto conosce il significato profondo delle cose”.

I sogni talvolta vivono bruschi risvegli… Ora per il poeta Aldo Vianello, è tempo di ritornare. Dove non si sa. Il suo è un altrove vagabondo, come le onde della laguna. Stringe forte fra le mani il suo sacchetto di plastica con i libri, i suoi libri. Allenta le dita per sfilarne una copia che posa sui masegni. Un dono per Josif Brodskij: Oceani di riscatto, il titolo. Attraversa lentamente il ponte e si siede sull’ultimo gradino.

Non gli resta che chiedersi se è vero che l’uomo ha bisogno della poesia. O forse è la poesia che ha bisogno dell’uomo? E la città cosa pensa? La città si interroga, forse, senza parlare. Cala la sera quando prende la matita dalla tasca e scrive sul suo quaderno: ”Il silenzio è un gatto che mi dà ragione”.

Andreina Corso

[15/12/2013]

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8 persone hanno commentato. La discussione è aperta...

  1. Emozionante come sempre…non mi stanco mai di nuotare nel dolce fluire delle tue bellissime parole e respirare a pieni polmoni la magia dei tuoi scritti, dei tuoi meravigliosi pensieri.
    La magia ti appartiene e un anima sensibile, pura,e delicata come te non puo’ che emozionare e far sentire pienamente ogni piccola vibrazione che le tue parole suscitano. Venezia inebriante,avvolgente, intima e ancora piu’ bella quando si è immersi nel silenzio che magari si respira passeggiando e quando la nebbia avvolge la citta’. Quella dolce malinconia che ti abbraccia e nello stesso tempo ti coccola.
    Ti stimo tanto

  2. Grazie Andreina per la generosità con cui ci rendi partecipi, con le tue parole, di emozioni che fanno vibrare l’anima. Venezia può distribuire i suoi doni a coloro che sanno ascoltare e guardare aldilà delle apparenze. Anime sensibili, come la tua.
    Spero di avere la fortuna di incontrare il poeta.

  3. La poesia si presta ad una città così misteriosa come Venezia e non è casuale che Brodskji trascorresse il Natale proprio nella stessa città di Aldo Vianello che ben conosce e vive le atmosfere lagunari.

  4. Il poeta può essere molto conosciuto e letto per secoli o sconosciuto e vivere nel suo silenzio.
    Un denominatore comune c’è: l’amore per la poesia. È la poesia la voce ispiratrice del pensiero più alto dell’uomo.

  5. Tra le parole Poesia e Venezia vi è un legame che non tutti riescono a comprendere, sono essenziali l’una all’altra, si completano…

    La poesia è una “creazione”,serve per trasmettere un messaggio, ha quindi in sé alcune qualità della musica e riesce a trasmettere concetti e stati d’animo in maniera più evocativa e potente.
    Ma come si fa per creare una Poesia? L’autore, come fa a trasmettere il suo messaggio? è difficile. Molte volte anche se si hanno pensieri eccellenti, questi non vengono espressi in maniera corretta, e non vengono compresi della persone. Bisogna avere l’ispirazione adatta al momento giusto e nel luogo giusto.

    Venezia, è una città magica, dall’alba al tramonto, perfino di notte, come potrebbe non inspirare la gente a creare opere d’arte?
    Venezia è unica al mondo, è sempre stata una meta molto ambita da viaggiatori curiosi.
    I vecchi palazzi, i ponti, i canali e le calli strette, formano un’armonia incomprensibile all’occhio umano, soltanto l’occhio dell’anima riesce a capire quanto questa città sia speciale…
    è proprio in quel momento che il poeta riesce a trovare l’ispirazione.

    In quel momento, il Poeta entra in un mondo che solo lui riesce a percepire, e lì, riesce a comporre l’ OPERA D’ARTE…

    Venezia è indispensabile per ispirare il poeta a comporre la poesia come la poesia è indispensabile a Venezia per trasmettere la sua magia…

  6. Andreina Corso riesce ad avvicinare due voci di Venezia, due originalissimi autori, due autori esiliati, uno, dalla patria, l’altro, in patria. Sarà che la poesia non dà da mangiare, sarà che Venezia spesso non sa cogliere le sue bellezze (fatte anche di parole e di versi), certo è che la poesia di Aldo Vianello non ha incrociato grandi editori, forse perchè ha una componente di originalità scomoda, che mette inquietudine in chi vive nella sicurezza. Grazie ad Andreina Corso ci viene voglia di leggere Brodskij e ci viene tanta voglia di andare a cercare un poeta con i suoi libri in un sacchetto di plastica. E ci viene ancora più voglia di risvegliare una città che non vede i suoi figli e non sa, o non vuole, apprezzare quello che fanno.

  7. …”Venezia” ..città che ispira poesia….
    Grazie al giornale e grazie alla cara Andreina Corso che con le sue parole riesce ad evocare una sensazione unica che solo si può vivere se si conosce questa meravigliosa città proprio unica al mondo….

  8. desidero ringraziare La voce di Venezia per aver dato spazio e respiro agli aspetti storici e culturali che contraddistinguono questa città. Andreina lo ha fatto con perizia e passione, ha coniugato i passi, i volti, le storie di personaggi noti e meno noti, intrecciandole con lla dolcezza della laguna, non tutti i veneziani conoscono queste storie vissute, ed è stato emozionante riscoprirle attraverso il vostro giornale. Oggi, quando passo nella Fondamenta degli Incurabili, il mio passo rallenta e il pensiero va a voi, grazie!

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