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“Per me, nata a San Donà, Venezia era il centro del mondo, reale e culturale. C’era tutto”. Lettere

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In risposta alla lettera: “Non è che chi va fuori non ami più Venezia, è lei che non c’è più”.

Cari amici, sono con voi in questo triste discorso.
Io sono di S.Donà (nata a Musile), “dei parenti campagnoli” come diceva mia cugina del Lido. E aveva ragione! per me Venezia era il riferimento assoluto, il metro di tutte le cose, l’occhio e l’occhiale col quale si vede il mondo.
Era il riferimento reale, perché i miei genitori (maestri) andavano in Provveditorato a Venezia, a fare il passaporto a Venezia. Mio papà quand’era giudice popolare era sempre a Venezia.
E pratico, perché a Venezia si compravano le cose belle e utili per la casa, a Venezia si trovava sempre “roba mejo” e a “mejo prezzo”, dal cacciavite al bottone. Una cosa non si trovava, si andava a Venezia e là c’era.

Era il riferimento culturale e dell’immaginario, perché la cultura era a Venezia, i teatri e i cinema erano aperti, le gallerie c’erano e anche solo andar per la Frezzeria si vedevano vetrine coi quadri esposti, le librerie c’erano e avevano sempre tante novità, anche librerie di libri usati grandissime, a mostrar che tutto circolava. Era piena di negozi fornitissimi e specializzati, la frutta e verdura al mercato a Rialto costava meno che a casa.

Le chiese e i musei erano aperti come ad un pubblico normale di fedeli e studenti e frequentatori, o erano in eterno restauro, o chiusi per pranzo: solite cose (non i tetri biglietti d’ingresso con sconto 12 chiese +1, e di corsa, se no scade).
Ma con tutto il Tintoretto della Madonna dell’Orto o della Scuola di S.Rocco, potevi anche visitare l’Accademia la volta dopo. O un pomeriggio, se non sapevi cosa fare, allora andavi a Venezia.
I biglietti erano accessibili e non speculavano su residente/non residente, turista o no. Pareva tutto normale, non straordinario.

Gli ospedali erano aperti e aperte erano le Poste. Non vorrei andar sul triste, ma mia cugina adesso non avrebbe più neanche dove curarsi e morire. Adesso dove si va a fare una raccomandata? Io non ci abito e non le so tutte, non voglio neanche saperle.

Che fare, come disse il tale prima del talaltro.
Certo che con sindaci che danno il Mulino Stucky ai grandi alberghi invece che restaurarlo e farne officine e laboratori, e danno il Fontego dei Tedeschi ad altri che ci mettono sopra anche la terrazza, eccetera, e vendono le isolette e S.Servolo e S.Clemente e La Grazia, eccetera, e mi limito ai fatti più vistosi…;

poi danno l’Arsenale alla Biennale invece che costruir barche, perché non sanno cosa farsene, e parlo di tutti i sindaci e le giunte che si sono succedute negli ultimi 20-30 anni con sempre la stessa politica fallimentare e suicida, e non parlo del MOSE che di buono ha solo finanziato i film del figlio di Mazzacurati, o delle grandinavi che sembrano grattacieli.

Finché eleggi questa gente, o tutti i suoi parenti e amici anche nascosti, cara Venezia,
continuerai a inabissarti nell’acqua alta non metaforica che ti allaga ora per settimane intere, non più per poche ore. Continuerai a perdere i tuoi pezzi, veneziani che vanno via perché costretti o disgustati. Per andare a Mestre o Marghera, costruite sui rifiuti tossici delle ex multinazionali dell’epoca. Magnar peoci che hanno depurato l’acqua della laguna o darglieli da magnar ai turisti, piccola vendetta sull’inconsapevole di passaggio (grande funzione del turismo ovunque).

Perderai anche il pulpito che ancora tieni per noi campagnoli. Dov’è la cultura se non alla Marciana e alla Querini Stampalia? Dove si rappresenta il potere se non sul terrazzo porticato al primo piano del Palazzo Ducale?

Spariscono i riferimenti nella nebbia di un inverno lunghissimo, vanno sotto in un’acqua alta perenne. Non è un MOSE che ti serve, coi miliardoni ai soliti e ai novi paroni, non sono queste le amministrazioni che ti servono. Questa gente non va, non sa niente e capisce solo il guadagno a breve. BUTTALA VIA.

Rimboccati le maniche, trova gli amici che la pensano come te, stila un programma, io non ho il voto nella tua circoscrizione ma tu sì.
Non puoi lasciare, è la tua responsabilità verso il paese e il mondo. Avrai tanti campagnoli come me che ti aiuteranno e ti sosterranno! perché tutti sono campagnoli di Venezia.

Ciao
Pola
(lettera firmata)

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