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Venezia e la sua Laguna rischiano la distruzione sociale e fisica se le trasformazioni sono fatte non per difendere ma per sfruttare

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laguna con montagne sullo sfondo

Ancora più anacronistiche e banali mi apparivano, nell’affollattissimo incontro di lunedì in Sala San Leonardo sul Canale Contorta, le parole scritte recentemente sulla stampa da Cesare De Michelis (“minoranza conservatrice … amateurs benestanti … snobistica schiera … incosciente populismo”).

Mi dispiace che, non frequentando iniziative come questa, non possa cogliere – oltre alle documentate parole dei relatori – l’indignazione ma anche l’orgoglio e la passione di una popolazione, che dice basta agli sfregi continuamente inflitti al proprio territorio e alla sua anima, che pesano sulla coscienza di tanti amministratori e uomini (e donne) di potere.

Uno stesso sentire – pur nelle sue diverse sfumature – che non ha età, classe sociale, orientamento politco o altro: sentimenti e valori che accomunano, che fanno sentire popolo, appunto.

Così e’ stato per altre iniziative di lotta: nel cercare di riscattare l’isola di Poveglia da anni di abbandono e da una possibile privatizzazione, nelle prime manifestazione contro il Mose e, ancora più indietro nel tempo, nell’opposizione alla candidatura dell’Expo 2000 a Venezia. Una battaglia partecipata e vincente – ma privata del suo futuro propositivo – che ha coinvolto mondi diversi, da quello della cultura (con Paolo Costa, allora prof. a Ca’ Foscari che dettava limiti di visitatori infinitamente inferiori a quelli che arrivano ora con le “sue” navi da crociera) a quello più genuinamente popolare, contro progetti speculativi e devastanti portanti avanti anche dallo stesso Cesare, amministratore delegato di quel Consorzio.

Venezia e la sua Laguna non hanno più quella “millenaria resistenza alla trasformazione del territorio”, come scrive De Michelis: rischiano davvero la distruzione sociale e fisica se tali trasformazioni sono scelleratamente fatte non per difendere ma per sfruttare.

La consapevolezza della storia e del valore di questo particolare, fragile e tutelato (spesso solo in teoria, proprio come vorrebbe il prof. Costa) ambiente lagunare, le emozioni che sa offrire a chiunque lo sa ascoltare senza infrangerlo possono avere la forza e la capacità di far valere le ragioni di un disinteressato rispetto. Ritrovando identità e radicamento quasi perduti.

Cristina Romieri,
Venezia Lido

14/09/2014

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