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Venezia, Charles Aznavour incanta la Piazza San Marco

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[17/07] Alla fine Charles Aznavour ha deliziato Piazza San Marco e i suoi quasi 4.000 spettatori paganti, giunti realmente da tutto il mondo oltre che da Venezia e dal Veneto.
In una platea che non ha eguali al mondo, con lo sfondo del Campanile di San marco e del Palazzo Ducale illuminato da giochi di luce non invasivi, Venezia ha reso omaggio alla carriera del grande cantante regalando a se stessa una serata cult, un evento che, al pari di quello di Bocelli, Elton John e gli altri, scrive il nome della città  nella storia dei concerti di risonanza mondiale.

Peccato che fastidiosi problemi tecnici abbiano rovinato l'atmosfera, le esibizioni e, probabilmente, lo stato d'animo degli interpreti.
Che le cose non vadano per il meglio lo si capisce subito. Trascorso ormai da 20 minuti l'orario di inizio, mentre la platea batte le mani ritmicamente per chiamare in scena l'artista rinnovando il classico vezzo dell'inizio con ritardo, non tutti notano figure accovacciate che vanno e vengono armeggiando con cavi e strumenti nel palco ancora oscuro.Si inizia: Piazza San marco illumina tutto il suo splendore, Charles Aznavour entra in palcoscenico tra applausi fragorosi. E' in grande forma, molto più del pubblico reso liquido dal caldo tropicale. Il cantante veste un completo blu e terrà  la giacca per buona parte del primo tempo.

Alla fine avrà  sostenuto la scena per due ore abbondanti in un susseguirsi di tutti i successi di una grande carriera senza pause, ad eccezione degli spazi concessi ai suoi ospiti: Patty Pravo, Franco Battiato e Massimo Ranieri.

Si comincia con “Les emigrants” e “Morir d'amore“, ma mentre scorrono le note dei suoi indimenticabili successi il cantante si rivolge a più riprese alla regia.
Viene tentata la sostituzione del microfono ma le cose non migliorano. E' l'acustica del palco ad essere inadatta alla performance, probabilmente a causa di monitors difettosi (dove il cantante deve sentire la musica per seguire tonalità  e tempo del brano) o troppo bassi.
I tentativi di alzarne i livelli non vanno a buon fine producendo fischi dagli amplificatori e, probabilmente, aumentando i rimbombi in scena (situazione classica nei live).

Charles Aznavour è in evidente sofferenza nel timore, essendo professionista, che la situazione non ottimale incida sulla prestazione e sul gradimento del pubblico, al punto da fermare la musica interrompendo in ben due occasioni una canzone già  iniziata per dare indicazioni “tecniche” e ripartire di nuovo dall'inizio.
Ad un certo punto il cantante si scusa direttamente anche con il pubblico: “Je m'excuse, mais il semble que les problèmes techniques ne sont pas ma responsabilité”.

I problemi sono stati senz'altro reali, tanto che anche Fanco Battiato (che ha invece preferito usare le cuffie invece dei monitors del palco) si è rivolto più volte alla regia perchè “non si sentiva”, mentre Patty Pravo ha effettuato autentici slalom tra le note per cercare di non andare fuori intonazione (esercizio non sempre riuscito), ma la platea, che aveva ben presente il senso dell'occasione unica per un incontro con un artista di tale spessore, apprezzava il grande interprete ed era disposta a perdonare tutto.
Ci sono stati sempre e solo applausi, convinti e motivati, all'indirizzo del grande artista.

Si chiude con “Com'e' triste Venezia” che coincide, per i descritti problemi acustici, con la peggior esecuzione della serata, con un Aznavour che saluta, ringrazia ed esce velocemente di scena. Voci dietro le quinte parlano di un artista realmente infuriato.

E mentre il pubblico riconoscente batte le mani e lo invoca per un ulteriore uscita, dopo lunghi minuti di imbarazzo dell'orchestra che si interrogava se il cantante sarebbe rientrato per il bis (forse era in programma) arriva l'ordine: “presto, uscite” e i musicisti abbandonano il palco mentre si spengono le luci.

Difetti di strumentazione a parte, charme, presenza, e quella voce così particolare, graffiante e macchiata di melanconico romanticismo del grande interprete hanno illuminato le Procuratie e i suoi ospiti ieri sera per un altro dei concerti che danno lustro internazionale a Venezia dando prova di città  viva.

paolo pradolin
(paolo.pradolin@lavocedivenezia.it)

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