Due architetti, Yoshiharu Tsukamoto e Ryue Nishizawa, sono i curatori del padiglione giapponese. Due nomi, due modi di interpretare il costruito ed il costruibile, ed un titolo, Tokyo Metabolizing, scelto anche per celebrare i 50 anni dalla nascita di un movimento architettonico – quello “metabolista” – nato negli anni ’60 e che da allora ha condizionato il panorama architettonico di questo Paese.Al Padiglione: “fermo posta” sulle abitazioni e sul più ampio paesaggio urbano, sulla sua trasformazione e metabolizzazione da parte di una società in continua crescita e trasformazione; ampia riflessione sui pieni e sui vuoti riscontrabili dentro i modelli esposti, ma ancor prima nel padiglione stesso, lasciato vuoto alla base, seppur pieno di contenuto sospeso al soffitto.
Quella presentata al pubblico è una città giapponese paragonata ad un organismo vivente che, come tale, può evolvere, cambiare ed essere metabolizzata; fatta di case, i cui macromodelli esposti, rappresentano una metropoli contemporanea variegata ed “intercambiabile” non soltanto in esterno, ma anche in interno, negli arredi, nella fruizione di spazi che cambiano forma, stile e dimensioni.
Tutti dettagli, questi, che è possibile sperimentare, penetrando nelle cavità delle abitazioni, per viverle “da dentro”, scrutando da vicino, particolari della struttura e dell’interior design; linguaggio concreto della realtà costruttiva di un Paese che vede il ciclo vitale medio di una casa ridotto a soli ventisei anni.
Testo, grafica e foto di Luisa Doriana Lombardo