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Terremoto a Venezia, la tangentopoli del Mose

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Gli uccellini hanno cantato, e il loro canto ha scosso tutta la laguna. Perché dal vaso di pandora è uscito uno tsunami che si è abbattuto sul sistema politico ed imprenditoriale veneto.

Mazzette e corruzione all’ombra di quel paravento che per anni ha funzionato anche come parafulmini, il colosso del Mose. Così, ieri mattina, poco prima dell’alba, Venezia si è risvegliata con l’amara sorpresa che rappresenta un primato nella storia della sua Repubblica. Per il suo sindaco, l’avvocato Giorgio Orsoni, gli arresti domiciliari. E in contemporanea, le manette hanno bussato alla porta dell’assessore regionale alle infrastrutture Renato Chisso, l’ex governatore del Veneto oggi parlamentare Giancarlo Galan, l’europarlamentare, ancora per circa un mese, Lia Sartori, il consigliere regionale Giampietro Marchese.

In tutto sono 35 gli arresti, oltre 100 gli indagati e beni sequestrati per 40 milioni di euro. E a cascata, uno dopo l’altro, sono venuti giù tutti dalla Babele, esponenti politici di primo piano, funzionari e addetti ai lavori, segretari e portaborse. Una maxi-inchiesta da cui esce di tutto, dalle scorciatoie procedurali ai via libera delle commissioni, burocrazia agevolata e controlli mancati. L’ex segretaria dell’allora presidente del Veneto Giancarlo Galan ha confermato ciò che gli investigatori avevano portato alla luce negli ultimi tre anni.

Il coinvolgimento dei pesci grossi della politica veneta in uno scenario che tanto ricorda la tangentopoli degli anni ’90 dove però prevaleva l’interesse dei partiti, mentre oggi han preso il sopravvento quelli personali con un sistema più sofisticato che spostava grandi cifre e provocava danni erariali. E nel calderone, si sa, ci finiscono tutti, con danni di immagine che coinvolgono ogni scalino della classe politica e dirigenziale.

Il valzer di false fatturazioni e finanziamenti illeciti creati dal Consorzio Venezia Nuova facevano danzare le lobby del potere, drenando risorse occulte per garantire mazzette a molti zeri. E da mangiare ce n’era per tutti, un flusso ininterrotto di “uscite certificate”, per attività mai svolte, oltre ai soldi in nero, svariati migliaia di euro “una tantum” fino a veri stipendi annuali che sul libro paga del Cvn variavano in base all’influenza e al potere del politico coinvolto.
A Galan si parla di circa un milione di euro all’anno, a Chisso 250 mila euro. Ad Orsoni si contestano finanziamenti illeciti per circa 560 mila euro, a Marchese circa 500 mila e alla Lia Sartori circa 200mila.

E ieri, dopo la conferenza stampa in Procura, si sono mossi tutti in un fremento febbrile, Zaia che tira le redini della regione in conferenza stampa, le opposizioni che in quattro e quattrotto organizzano un sit-in davanti al Comune per chiedere le dimissioni di Orsoni. Tutti si lanciano sulla torta mediatica che lascia spazio agli attacchi, ai ricordi e alle riflessioni. Si teme il commissariamento di Venezia e il futuro di quella città metropolitana di cui si era tanto parlato, ma soprattutto emergono perplessità e interrogativi sull’esito delle utime elezioni, se solo il “boom” fosse scoppiato un paio di settimane fa.

Giorgia Pradolin

[05/06/2014]

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3 persone hanno commentato. La discussione è aperta...

  1. non ho parole per commentare quanto accaduto!!!
    questo paese,che ho congtribuito a farlo credescere,
    è diventato una fogna a cielo aperto!!!
    sono vecchio,ma tanto vecchio,ma a questo puntonon credo saremmo mai arrivati.
    la cupidigia,le ambizioni smodate,la superbia,la vigliaccheria,la cupidigia di queste individui non hanno limiti!!!
    povera Italia,sei ridotta a un gran bordelloove comandano
    le puttane,i ruffiani,i magnaccia,gli infami,i ladri,i ricattatori e non quanti altri epiteti potrei usare.
    non in Europa,ma nel più profondo centro della giu.
    ngla africana,con le scimmie ed altri animali selvaggi,e starci perl lungo tempo,fino a rinsavire.

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