La paura è andata subito alla terra attorno alla centrale nucleare di Bushehr, dove già dieci giorni fa si temeva un possibile «effetto Fukushima» per il terremoto precedente che non era stato comunque così violento. Il terremoto ha colpito nuovamente l' Iran sul confine col Pakistan e si è trattato di scosse lunghe, ripetute, intense. Molto più forti di quelle di dieci giorni fa.
L'Istituto di studi geologici americano ha comunicato che questa volta l'intensità ha toccato i 7,8 gradi della scala Richter (che ne conta dieci). Un dato che preoccupa, molto.
«Il terremoto più grave dell'ultimo mezzo secolo», dicono i commentatori locali.
In Iran il terremoto è di casa. La regione è nel cuore delle pressioni tra placca africana, arabica ed europea che ogni tanto provocano catastrofi gravissime
alle popolazioni locali, anche con molte vittime.
«L'epicentro del terremoto si trova nella provincia del Sistan-Balucistan e si estende al Pakistan sudoccidentale. Per fortuna è situato a una profondità di 95 chilometri. Fattore questo che contribuisce a smorzare l'effetto devastante. In superficie i suoi gradi erano ridotti a quattro», sostiene la televisione iraniana.
Si contano al momento in Iran circa 80 morti mentre nel vicino Pakistan sarebbero una trentina, ma il numero è destinato a salire, si tratta di zone in cui i soccorsi arrivano con fatica.
Il Paese era già in allarme. Solo cinque giorni fa erano morte 37 persone, con oltre 850 feriti, quando la terra aveva tremato a Bushehr, sul Golfo Persico, scatenando grave apprensione per la sorte dell'unica centrale nucleare iraniana causa di antiche polemiche con la comunità occidentale. Ieri sono dunque stati gli stessi tecnici russi impegnati nel garantire il funzionamento del reattore atomico ad assicurare l'assenza di danni, sebbene questo terremoto sia stato valutato ben 180 volte più grave del precedente.
paolo pradolin
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[17/04/2013]