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Stefan Edberg, il richiamo della racchetta

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Stefan Edberg, il richiamo della racchetta
Luca Ferrari

Il suo ultimo successo in un torneo ATP risale al 1995. Sul cemento indoor di Doha, in Qatar, contro il connazionale Magnus Larsson. Alla fine della stagione successiva abbandonò il palcoscenico del circuito professionistico. Qualche anno di fisiologico distacco, poi nel 2002 il ritorno dell’ex numero 1 del mondo del tennis, Stefan Edberg. La decisione di ricominciare nel circuito Senior, e offrire la possibilità  ai milioni di appassionati di rivedere il suo sfavillante serve & volley paragonabile solo al più geniale John McEnroe. Venerdì 6 gennaio 2012, Stefan è tornato proprio lì. Nel ricco emirato arabo, per incrociare la racchetta in un torneo esibizione con uno dei più forti giocatori del momento: il francese Jo-Wilfried Tsonga, attuale n. 6 della classifica.

41 tornei vinti in carriera di cui sei prove del Grande Slam. Stefan Edberg (’66) iniziò la sua scalata ai vertici del tennis mondiale nel 1985, conquistando sull’erba di Melbourne l’Australian Open, successo poi bissato nel 1987 contro l’idolo di casa, il “canguro” Pat Cash, in un’epica finale conclusasi al 5° set. Il triennio 1988-90 è l’era delle tre finali consecutive a Wimbledon disputate tra il tennista svedese e uno dei suoi antagonisti per eccellenza, il tedesco Boris Becker. Nella prima sfida fu Edberg, contro pronostico, a prevalere in quattro set. Nel 1989 fu il turno di Becker che lo spazzò via in tre set. L’ultima finale tra i due campioni fu una partita indimenticabile. Nei primi due set Edberg dominò in modo imbarazzante (62 62). Poi ci fu l’inevitabile ritorno del già  tre volte campione di Wimbledon, che ribaltò letteralmente la situazione (63 63), portandosi addirittura avanti di un break nel quinto e decisivo set. Lì la partita girò. E forse la stessa carriera dello scandinavo.

Considerato a torto poco lottatore, nel momento più difficile e decisivo della finale, Stefan sfoderò grinta e artigli non comuni, oltre a un gioco a dir poco cristallino. Ribaltò tutto, e grazie a dei colpi da cineteca nel break decisivo (risposta imprendibile di rovescio incrociato, e un lob di rovescio a scavalcare il tedesco), andò a servire per il titolo sul 5-4, chiudendo poi con una battuta vincente sul 40-30. Nei successivi tornei Edberg fu inarrestabile, andando a conquistare di fila i tornei di Los Angeles (vittoria in finale contro Michael Chang, 76 26 76), Cincinnati (vittoria in finale contro Brad Gilbert, 61 61) e Long Island (vittoria in finale contro Goran Ivanisevic, 76 63), diventando per la prima volta il numero 1 del mondo.

Negli anni a venire il tennista originario di Vastervik conquistò altri due titoli dello Slam, entrambi sul cemento newyorkese di Flushing Meadow. Nella prima edizione vittoriosa (1991) degli US Open, dopo i primi tre turni giocati a singhiozzo, dagli ottavi di finale in poi non perse più un set, spazzando via in ordine Michael Chang, Javier Sanchez, Ivan Lendl e in finale il rampante vincitore del Roland Garros, l’americano Jim Courier, col punteggio di 62 64 60, giocando complessivamente il miglior tennis della sua vita. L’anno successivo fu quello delle maratone. Ottavi, quarti e semifinale tutti finiti al quinto set, rispettivamente contro Richard Krajicek, Ivan Lendl e Michael Chang, disputando con quest’ultimo la partita più lunga della storia degli US Open: quasi cinque ore e mezza di match conclusosi con il punteggio di 67 75 76 57 64 a favore dello svedese. La finale fu quasi una formalità , piegando in quattro set l’americano Pete Sampras.

Gli anni iniziano a fari sentire, ma soprattutto la nuova direzione intrapresa dal tennis. Muscoli, muscoli e ancora muscoli. Edberg trionfa solo in altre cinque occasioni: Madrid (1993), Doha (1994-95), Stoccarda (1994) e Washington (1994). Sempre nel 1994 ottenne l’ultimo grande successo della carriera, conquistando a Mosca la sua quarta Coppa Davis per la Svezia, e nella cui occasione contribuì in maniera fondamentale al successo finale, piegando 8-6 al quinto set Alexandr Volkov.

Nell’anno dell’addio, il 1996, riesce ad arrivare in finale al Queen’s di Londra, dove aveva già  trionfato nel 1991. Sull’erba inglese s’inchina in due set al rivale fraterno di sempre, Boris Becker. Edberg saluta il circuito professionistico. Il tennis era in fase di rivoluzione. Nuovi materiali. Velocità  esasperata. Niente più spazio per la classe, ma uno sport ormai votato alla potenza e tenuta atletica. Dal 2002 Stefan Edberg, rispondendo al “Londoniano” richiamo della racchetta, torna sui campi da gioco, alternandosi tra il circuito senior ed esibizioni, spesso attirando molto più entusiasmo del tennis contemporaneo, troppo statico e senza alcuna fantasia.

Dopo l’applauditissima performance in Qatar, lo svedese sarà  di nuovo in campo domenica 11 marzo in Germania, a Saarbrà¼cken. In terra teutonica prima darà  il via a un’emozionante sfida di singolare contro Michael Stich, nella rivincita di quella epica semifinale di Wimbledon 1991 dove lo svedese uscì sconfitto senza aver mai perso il servizio (64 67 67 67). Poi, i due tennisti si metteranno dalla stessa parte del campo e affronteranno in coppia il duo franco-austriaco Henri Leconte/Thomas Muster.

Nove giorni più tardi, a partire da martedì 20 marzo, Edberg sarà  di scena in Svizzera, al “The Tennis Legends Tournament BNP Paribas Zurich Open”, in compagnia delle vecchie glorie Mark Philippoussis, Tim Henman, Henri Leconte, Marat Safin, l’immortale “Jimbo” Connors e Pat Cash. Per il ventennale del torneo su erba di Halle (Germania) infine, domenica 10 giugno, si disputerà  un doppio misto da brividi. La nove volte vincitrice di Wimbledon, Martina Navratilova, farà  coppia proprio con Edberg in un’emozionante sfida contro il beniamino di casa Michael Stich e la tennista bosniaca, attuale numero 10 della classifica WTA, Andrea Petkovic.

[07/01/2012]

[ferrariluca@hotmail.it]

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[Stefan Edberg, Dubai 2011 © www.OnCourtAdvantage.com (TENNIS)]

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