IL PRIMO GIORNALE ONLINE DI VENEZIA | ANNO XVIII

sabato 20 Aprile 2024
7 C
Venezia

data pubblicazione:

ultimo aggiornamento:

LEGGI ANCHE:

Sic

pubblicità

Non sono mai salito su una motocicletta da corsa. A malapena so guidare uno scooter. Ma dal momento in cui nel mondo dei bolidi delle due ruote ha fatto irruzione Valentino Rossi le gare me le guardo, anche se,a volte, in maniera distratta e poco competente perchè c'è adrenalina, c'è emozione.

Mi sono esaltato alle vittorie del “Dottore”, mi sono sentito italiano, sono salito con i piedi sopra il divano ascoltando Guido Meda che dai microfoni di Italia Uno ne ha raccontato decine e decine di imprese. Vale resta Vale, con la sua ironia, la sua classe, la sua grande esperienza e l'umiltà  di saper anche perdere come quest'anno o lo scorsa stagione quando ha dovuto lasciare il campo al compagno di squadra Lorenzo. Poi, da due anni a questa parte, aveva fatto irruzione un altro romagnolo, Marco Simoncelli, un capellone pazzo, uno dalla faccia pulita che sembrava imitare proprio Vale Rossi negli atteggiamenti sbruffoni e nelle battute fuori della pista, un po' meno, ma era solo una questione di tempo, nei circuiti della MotoGp. Era diventata una faccia amica anche se amico non lo era perchè non lo conoscevo di persona. Ogni volta mi chiedevo come facesse a far entrare quella massa di riccioli rossi dentro al casco. E poi mi piaceva l'idea che fosse un pilota diverso dali altri anche per struttura.


Rossi, Stoner, Pedrosa li avete mai visti dal vivo? Sono piccoli, minuti, per questo agili e comodi su quei bolidi a due ruote che fanno pelo e contropelo all'asfalto nei circuiti di tutto il mondo. Domenica mattina non mi sono svegliato con l'intenzione di vedere il Gran Premio della Malaysia. Poi, però, ho acceso comunque la tele. Rossi aveva promesso di provare a vincere malgrado la non felice posizione in griglia e avevo voglia di assistere ad una delle sue celebri rimonte che esaltano e ti caricano la giornata. Un giro, poi il secondo. Il bicchiere di caffè latte ancora caldo e la brioche appena addentata. E quel terribile incidente. Un corpo esanime in mezzo all'asfalto e il casco che rotola via. Le mani sopra la testa come estremo gesto disperato di Vale Rossi che ha capito subito che per il suo fratellino non c'era più da fare.

Quando succede qualcosa di grave, inevitabile, fatale lo si capisce anche se si fa finta di voler capire. Meda e tutti i cronisti di Italia Uno, sia a Sepang che in studio, avevano capito che Simoncelli non ce la poteva fare a tornare in vita. Ho visto tanti incidenti per lavoro, tanti corpi martoriati da botti in auto o in moto. Il volto di Sic rivolto sull'asfalto. Il benchè minimo movimento del suo corpo. La sua immobilità  e soprattutto quel casco volato via avevano già  detto tutto. Una tragedia in diretta, una fatalità , un incidente che forse lo stesso Simoncelli ha provocato tentando l'impossibile per tenere la moto in piedi in quella curva maledetta. Ho pianto quando ho saputo della morte di Marco Pantaniin quel 14 febbraio del 2004, uno degli eroi sportivi del mio tempo assieme a Tomba e Baggio. Le lacrime si sono formate ma non sono scese del tutto anche ieri.

Una tragedia sportiva colpisce in maniera diversa. Lo sport è vita, è sfida, coraggio, è speranza, è benessere, è anche rischio, come nelle moto e nella Formula Uno, ma una tragedia dello sport non è come quando vieni a sapere che c'è stato un grave incidente stradale. Ti colpisce nel cuore e nell'anima soprattutto per chi lo sport lo ama, lo ha frequentato e lo apprezza in tutte le sue forme più alte.

Simoncelli aveva 24 anni, un anno meno di mio nipote più grande. Un fratello più piccolo per Vale Rossi. Un fratello d'Italia che aveva fatto di un numero (il 58) e di un casco, ma di capelli, la sua icona. Lo hanno celebrato su Facebook e su Twitter i grandi dello spettacolo e del mondo dello sport, di ogni sport. Di lui ricorderò quel cerotto sul naso per respirare meglio e lo sguardo di suo padre fuori del pronto soccorso del circuito. Quando si è passato le mani nei capelli era evidente che il figlio lo aveva perso e iniziava la disperazione. E' vero, nel giorno di Sic sono morte migliaia di persone in Turchia per il terremoto. E' vero, si doveva dare più importanza a quello. Ma se i tg hanno preferito Sic al dramma turco non è stata certo per colpa di quella chioma rossa riccioluta che non vedremo più.
Buon viaggio campione.

Raffaele Rosa

[25 ottobre 2011]


LEGGI TUTTO >>

RIPRODUZIONE VIETATA. SONO VIETATI ANCHE LA RIPRODUZIONE PARZIALE DI TITOLI, TESTI E FOTO ATTRAVERSO SISTEMI AUTOMATICI (CD AGGREGATORI) SU ALTRI SITI

Notizia interessante? Scrivi cosa ne pensi...

Scrivi qui la tua opinione
Il tuo nome o uno pseudonimo

notizie che hanno interessato i lettori

spot_img