La donna, 61enne, dipendente dell’Agenzia delle Entrate di Padova, avrebbe promesso di bloccare (o quantomeno rallentare) il pagamento di cartelle esattoriali di Equitalia. In caso, avrebbe ‘salvato il malcapitato debitore da eventuali azioni penali promosse davanti a un giudice da parte dall’ente riscossore.
Il prezzo da pagare all’impegata infedele dell’Agenzia delle Entrate di Padova sarebbe stato di 16 mila euro. Sarebbero infatti i soldi che si è fatta consegnare in tre diverse tranches dai titolari di una ditta di cromatura dell’Alta Padovana che a Equitalia doveva circa 500 mila euro.
Ieri mattina per la 61enne è scattato l’arresto con l’accusa di concussione per induzione, al termine di un’indagine condotta dalla Guardia di finanza di Padova e coordinata dal sostituto procuratore Sergio Dini.
La dipendente pubblica è agli arresti domiciliari nella sua casa padovana.
La vicenda ha avuto inizio nel 2012, quando la donna era venuta a conoscenza delle difficoltà della ditta — con sede a Loreggia, sempre nella provincia di Padova — di saldare il debito nei confronti di Equitalia. E a quel punto l’impiegata dell’area «verificatori e riscossori» degli uffici padovani, avrebbe fatto arrivare ‘il messaggio’ attraverso la madre dei due fratelli contitolari della società di cromatura.
Le minacce psicologiche alla madre, preoccupandola, paventavano la prospettiva di «lasciare da soli nipoti piccoli», così sarebbero state pagate tre tangenti per un totale di 16 euro.
Dopo un po’ di tempo la donna sarebbe tornata alla carica con richieste di altro denaro sempre più pressanti, così gli interessati hanno deciso di denunciare tutto alla Guardia di finanza di Padova.
Ora le fiamme gialle devono scavare nel passato della donna, analizzando il suo computer e i conti correnti per il sospetto che il caso da cui è nata l’inchiesta non sia l’unico.
Redazione
[15/04/2014]
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