Lo scambio di embrioni resta, al momento, una specie di giallo. Nessuno, al momento, è ancora in grado di dire se ci sia stato uno scambio di gameti, o di embrioni, o di villi coriali o infine di referti. Ora si rifaranno i test sul Dna delle quattro coppie coinvolte nel caso. Comunque, a quanto pare, la provetta non aveva il codice a barre, ma solo un nome, e questo potrebbe aver generato uno scambio.
Intanto scoppia la psicosi del figlio sbagliato al Pertini: decine di persone che in passato avevano avuto un bimbo con la fecondazione assistita nell’ospedale romano hanno chiamato in preda al panico, mentre oggi gli esperti inviati dal ministro della Salute Beatrice Lorenzin a verificare le procedure del Centro per la «Procreazione medicalmente assistita» (Pma) riferiranno le loro conclusioni.
A quanto pare, il codice a barre con lettura elettronica sulla provetta che fornisce la massima garanzia non c’era su quella della donna cha ha in grembo due gemelli non suoi, e questo potrebbe aver portato ad avvalorare l’ipotesi del clamoroso errore provocato dei cognomi simili tra due coppie come rivelato dal quotidiano La Stampa.
Nel frattempo continuano ad arrivare telefonate di genitori impauriti e preoccupati: «Ma ora come faccio a sapere se questo bimbo è veramente mio figlio?». La Asl per rispondere al meglio ha allora deciso di fare effettuare il test genetico a tutti coloro che ne faranno richiesta.
L’Unità di «Fisiopatologia per la riproduzione e la sterilità» del Pertini, attiva dal 2004, ha prodotto circa 700 gravidanze, con un tasso di natalità intorno al 30%. Dopo la denuncia della coppia, però, a garanzia di cittadini e operatori, la Asl ha deciso di sospendere le prenotazioni per futuri trattamenti.
Redazione
[15/04/2014]
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