C’è un mondo intero, come ad Atlantis, da esplorare nel fondale marino della laguna di Venezia.
Ma tutti questi segreti potrebbero essere, ben presto, svelati grazie ai ‘Cocoro’ (Collective cognitive robots), unità artificiali nate dalla mente di cinque università europee: Graz, Stoccarda, York, Bruxelles e la Scuola superiore Sant’Anna di Pisa assieme all’istituto di Biorobotica.
I robots sono in grado di fotografare i fondali sia dei mari che delle lagune, scovando anche inquinamenti e la presenza o meno di rifiuti tossici. Riescono, addirittura, ad analizzare gli effetti del riscaldamento globale.
Essi si muovono in gruppo e quando uno di loro trova qualcosa di particolare, gli altri si avvicinano immediatamente dandogli una mano, raccogliendo informazioni, mettendole subito disponibili in rete.
La loro sperimentazione partirà proprio da Venezia dove, in tempi non sospetti, sono già state scoperte una galea e una barca da fondo risalente a XIV secolo.
La laguna, infatti, risulta essere la più grande area umida con interesse archeologico, però i tesori che si possono trovare sul fondale sono continuamente minacciati dall’erosione dovuta a fenomeni naturali e non.
Ed ecco che allora entrano in gioco i robottini che, programmati per quella specifica zona acquifera, si mettono subito al lavoro grazie agli elettrodi presenti sulla loro struttura.
Venezia con la sua laguna poi, risulterebbe un posto perfetto per i test, essendo un ambiente chiuso, che non permette la perdita dei robots. Per farli funzionare basta un catamarano con potenti batterie fotovoltaiche, appena sentono che si stanno scaricando si riavvicinano, si caricano e ripartono alla ricerca dei misteri dei fondali.
Sara P.
[13/03/2014]
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