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Rilancio dell'economia globale, ma non in Italia

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[04/05] L’economia globale è in boom, il prodotto interno lordo cinese sta crescendo del 10%, quello indiano dell’ 8% e quello statunitense del 3.5%.
La crescita prevista in Italia nel 2010 sarà  attorno all’0.5% stentato.

In America e fuori dall’Eurozona, la gente sta tornando a consumare e le imprese ad investire con frenesia ottimista, mentre  in Italia aumenta la disoccupazione e l’incertezza economica.

Perché? Semplice, nonostante l’avvento di Berlusconi,  l’Italia rimane ancora un paese a vocazione comunista, statalista, burocratica e assistenzialista. Nell’italietta risorgimentale, le tasse sono le più alte del mondo, le protezioni sindacali capillarmente diffuse e smodatamente compassionevoli con i nullafacenti e i costi degli apparati amministrativo politici  esageratamente esosi.

 

Basti pensare che l’impiego pubblico (leggasi anche ammortizzatore sociale pro occupazione) è rappresentato da un esercito di 3.5 milioni di lavoratori, cui un’altissima percentuale è costituita da incompetenti, doppiolavoristi, imboscati, fannulloni  e finti ammalati.

Il modello Italia, è il tipico modello statalista dove la distribuzione della ricchezza via mediazione statale è concepita senza valutare quanto “restringa” la creazione della ricchezza stessa.
Nelle altre economie liberali (Cina a parte) il mercato è liberalizzato, il lavoro flessibile, le tasse più basse, le burocrazie meno asfissianti, i sindacati meno presenti, gli impiegati statali ridotti al lumicino e i “vincoli” del cittadino nei confronti dello stato, minimi.

E’ conferendo maggiore responsabilità  economica ai cittadini e ai piccoli imprenditori che un paese può crescere. Qualunque sia il colore di chi ci governa, deve ficcarsi in testa che dare accesso per diritto alla ricchezza via distribuzione e alte tasse è un fallimento che porta al soffocamento del mercato.

Per far decollare l’Italia occorre ridimensionare il rapporto tra Stato e mercato affinché il secondo sia più libero di creare ricchezza. Se lo ha capito persino il regime comunista dittatoriale cubano che nei giorni scorsi ha aperto alla liberalizzazione dei barbieri e dei parrucchieri (meglio che nulla), possibile che Berlusconi protegga ancora la casta di chi ritiene lo Stato un bene sacro e inviolabile?

Gianni Toffali - Verona

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