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Riciclare è un dovere… Ma non al cinema!

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[25/07] Ho deciso, questa sera me ne vado al cinema a vedere un bel film, appena uscito. Vediamo cosa dice il giornale: ecco, ad esempio è nelle sale Predators, una bella pellicola di fantascienza nuova…
Ma, aspetta “Predators” mi dice qualcosa, certo: era un vecchio film degli anni ottanta con Schwarzenneger. E questo quindi? Ah, lo hanno rifatto.

Quello citato è solamente uno degli ultimi remake che da qualche anno a questa parte, continuano a “intasare” (lasciatemi passare il termine idraulico) le nostre sale.

La scusa ufficiale è: utilizzando un’idea e una sceneggiatura già  scritta, si abbassano notevolmente i costi di produzione e poi una storia che ha già  fatto successo una volta, è un nuovo incasso sicuro.

Sarà  anche così ma a me questa versione dei fatti, mi convince poco, credo sinceramente che dietro a tutta questa lista di rifacimenti, “Pianeta delle scimmie”, “Ultimatum alla terra”, “La fabbrica di cioccolato”, solo per citarne alcuni, vi sia una mancanza di idee e voglia di puntare su sceneggiatori nuovi bella e buona.Come è possibile che uno stesso regista Michael Haneke ad esempio, diriga il bel “Funny games” nel 1997 e dieci anni dopo, rifaccia lo stesso identico film con una ambientazione americana? Semplice ha risposto lui, l’America è la nazione perfetta per rappresentare nuovamente quel genere di violenza.
Haneke, senza offesa ma almeno ammetti: ti hanno dato i soldi e facciamola finita.

La cosa ancor più grave sono i remake di meno riusciti se non addirittura brutti in originale, come “Le colline hanno gli occhi” o “La città  verrà  distrutta all’alba”.

Insomma, un cinema che sta diventando insostenibile, in cui passa sempre più la voglia di recarsi in sala. Fingo ovviamente di non ricordare che gli americani hanno preso anche l’abitudine di rifare i film degli altri paesi, convinti forse che certe storie così come sono non sono adatte alla loro cultura; di questi fanno parte i vari “The Ring”, “Dark water” e “Quarantene”, squallida copia dello spagnolo “Rec”.

Dunque? Uno spettatore disperato, come può sperare di entrare al cinema, sicuro di non incappare in qualcosa di trito e ritrito?
Non lo so, sinceramente non lo so e quando sento il geniale David Fincher (“Fight club”, “Zodiac”) dire che si appresta a girare “Gli uomini che odiano le donne”, remake del primo capitolo di una trilogia svedese ancora da concludere, sento i brividi lungo la schiena e sospiro.

Mattia Cagalli

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