Matteo Renzi stringe i tempi: «Qualcuno mi dice: “Scusa Matteo, ti abbiamo votato l’8 dicembre e non hai ancora abolito il Senato e nemmeno cambiato la legge elettorale”. Hanno ragione loro». E quindi, «tiriamo giù le carte» senza attendere oltre: «Mi hanno detto: Matteo, “aspetta il ponte”. Non scherziamo! Sono vent’anni che la classe politica sta facendo il ponte. Partiamo dai».
Renzi comincia il nuovo anno dando una forte scossa al mondo politico, ‘alleati’ e ‘avversari’ compresi. Il sindaco di Firenze comincerà la settimana prossima, «incontri bilaterali» con i singoli partiti. Poi, il 14 gennaio, quando la commissione Affari costituzionali entrerà nel vivo, un incontro con i senatori del gruppo Pd per «parlarci in faccia, senza troppi giri di parole».
Sono tre i modelli di legge elettorale possibili e bisogna cominciare ad esaminarli. Il segretario del Pd detta l’agenda, provocando reazioni contrastanti e alzando nuovamente la tensione con il governo.
Renzi sa di urtare qualche suscettibilità, in un caso o nell’altro. Perché tra i modelli proposti c’è quello spagnolo, molto gradito a Silvio Berlusconi e poco ad Angelino Alfano, che ora è partner del Pd nel governo di larghe intese. Nel frattempo lancia un invito a Beppe Grillo per cambiare «insieme» il Senato in Camera delle autonomie «risparmiando un miliardo» e alleandosi con lui (vista la dichiarazione d’intenti del contro-discorso di fine anno) nel cominciare a ridiscutere gli accordi europei cercando, intanto, la possibilità di sforare il vincolo europeo del 3% nel rapporto tra deficit e Pil.
Paolo Pradolin
[03/01/2014]
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