«Soldi in cassa non ce ne stanno, è inutile che ci prendiamo in giro. E i risultati della spending review rischiano di arrivare tardi rispetto alla data che ci chiedeva l’Europa».
Matteo Renzi parla chiaro. Non indica mai direttamente Enrico Letta possibile causa di un ritardo sulle riforme che ci devono rimettere in piedi e che ci chiede l’Europa, ma ora il premier sa che i nodi stanno per arrivare al pettine del suo governo e non su quello precedente.
Renzi ha parlato con Pier Carlo Padoan e la situazione ereditata dal governo precedente è ben chiara, niente finzioni aleatorie: «Perché dovrei fare un esercizio di masochismo puro?». I soldi, secondo il presidente del Consiglio «non si trovano certo aumentando la pressione fiscale» secondo il premier, bisogna trovarli dalle «riforme che l’Europa ci chiede». Anzi, che «ci ha gia chiesto e di fronte alla quali non «possiamo più indugiare». Solo quelle che ci daranno «l’energia per andare avanti, altrimenti….».
Altrimenti il rischio è che tutta l’imprenditoria italiana si ritiri e si allontani. «Perciò — dice e ridice Renzi — bisogna fare presto, prima che arrivi lo tsunami. Questa è la ragione per cui dobbiamo fare sul serio».
Il presidente del Consiglio ha due obiettivi chiari in mente: «Abbassare le tasse sul lavoro e contenere la spesa pubblica. Anzi, se è possibile abbatterla».
«Io penso sul serio che sia necessario un governo di legislatura. Prima non si poteva fare perché eravamo di fronte a un esecutivo paralizzato per tanti motivi, con un premier inidoneo, non per colpa sua, con una compagine che riusciva ad andare avanti, e che procedeva solo se galleggiava e se non muoveva niente. Per noi è l’esatto contrario. E quindi o acceleriamo subito, o sono guai. Noi non solo possiamo, ma dobbiamo».
E nella mente di Renzi sono tante le rivoluzioni da fare. Una per tutte. Da pronunciare sottovoce per non creare il panico: sostituire i direttori generali dei ministeri, i responsabili delle strutture burocratiche. «Bisognerà sostituirne un bel po’», dicono i renziani. «Letta non lo ha fatto e non poteva farlo», mormora il presidente del Consiglio.
Redazione
[23/02/2014]
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