Matteo Renzi ha parlato chiaro, ha detto dal palco di Bari che un provvedimento di amnistia o indulto non lo vuole, perché: «la legalità è di sinistra e ci vuole certezza della pena».
E’ sufficiente ciò a porlo faccia a faccia davanti a Napolitano con una battaglia verbale e di contenuti. Il capo dello Stato, garante della Costituzione e tutore del governo delle larghe intese, potrebbe essere ritenuto vittima di ‘lesa maestà’.
A Renzi però non preoccupa l’etichetta di ‘guastatore’, non si preoccupa di dividere l’ennesima volta il Pd, di scuotere le fondamenta del governo, di rompere la fragile tregua con il premier Enrico Letta. A Renzi interessa far passare il messaggio in cui crede, che ritiene giusto.
Gli replica contro, così, Flavio Zanonato: «Renzi ragiona in termini puramente propagandistici, stile Grillo: «Mi conviene dire di più una cosa o l’altra sotto il profilo del consenso che poi alla fine ottengo?».
Il ministro degli Esteri Emma Bonino al comitato dei radicali dice: «Se Renzi è il nuovo che avanza, fatemi il favore di ridarmi l’antico. Legga bene il messaggio di Napolitano prima di rottamarlo». Si aggiunge il ministro per i Trasporti e le Infrastrutture, Maurizio Lupi, intervistato da Maria Latella su Sky Tg24: «Renzi pensa soltanto al consenso».
Ma Matteo Renzi può contare su una platea di appassionati sostenitori, così Zanonato, alla fine, si lamenterà su Twitter: «Criticare Renzi è come parlare male di Garibaldi, si scatenano subito i fans».
Paolo Pradolin
[14/10/2013]
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