Il premier libico è stato rilasciato dopo essere stato portato via stamani dall’albergo in cui risiede a Tripoli. A prelevarlo e portarlo in un luogo sconosciuto un gruppo di uomini armati. Le conferme arrivano soprattutto da Twitter, sia dal leader dei Comitati supremi di sicurezza Hashim Bishr, sia dal ministro degli Esteri libico, Mohamed Abdelaziz.
Il premier libico Ali Zeidan ha lanciato un tweet appena tornato in libertà: “Sto bene, le milizie che mi hanno catturato volevano le mie dimissioni”. Poi, in conferenza stampa, ha dichiarato di non voler cedere: “Se l’obiettivo del mio sequestro era che mi dimettessi, ebbene non lo farò. Stiamo facendo piccoli passi, ma nella giusta direzione” ha detto il premier, dicendosi anche fiducioso che l’episodio non metta a rischio i rapporti diplomatici con l’America: “Gli Usa sono stati molto d’aiuto alla Libia, durante la rivoluzione e le relazioni non dovrebbero essere danneggiate dall’incidente, per quanto esso sia serio”.
Il sequestro del premier “non avrà effetti sulla legittimità dello Stato libico e delle sue istituzioni”. Lo ha dichiarato il vicepremier libico Siddiq Abdel Karim in una nota diffusa stamani dopo la riunione d’emergenza convocata dall’esecutivo, poco prima del rilascio di Zeidan. Il vicepremier ha condannato “questi atti criminali”, “contrari agli interessi del Paese e agli obiettivi della rivoluzione del 17 febbraio”.
Redazione
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[10/10/2013]
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