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Quando il tifoso si crede allenatore. Lo sport preferito dall’italiano. Di Mattia Cagalli

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calcio tifosi davanti la tv

Durante questa sosta di campionato per le amichevoli della Nazionale, ho riflettuto.

Ho meditato su come si comporta solitamente il tifoso nei confronti della propria squadra o nella Nazionale stessa. Standosene comodamente in divano davanti alla televisione, come se fosse in panchina a bordo-campo. Si agita, urla, a volte impreca e scatta in piedi. Ognuno lo fa con parole e movenze diverse ma in fondo tutte simili.

Non manca quello che si lamenta perché i giocatori in campo non ascoltano i suoi consigli e non rammenta che al momento si è arrivati alla tv 3D ma non ancora in grado di percepire voci e rumori.

Poi puntualmente il tifoso se la prende con un giocatore, lo punta per tutti i novanta minuti elencandone le incapacità. Non lo reputa degno di scendere in campo, non ha le basi, si muove a malapena e corre come se avesse due palle ai piedi di ferro.

Eppure se alla fine del match si va a ben vedere, solitamente quel giocatore tanto bistrattato compare “misteriosamente” nel tabellino dei marcatori.

Se qualcuno facesse notare la cosa al tifoso, questo prontamente risponderebbe “Ha avuto fortuna, quella degli scarponi”.

Solitamente tutto comincia con una chiacchierata tra il gruppetto di ultras d’appartamento “Oggi dobbiamo assolutamente vincere”. Dice uno.

“Questa deve essere una partita senza storia”. Ribatte l’altro.

Non manca mai però il menagramo, quello che innesta la pulce nell’orecchio “Secondo me oggi non ce la facciamo…”. Sommerso prontamente da insulti e rimproveri.

Al momento dell’annuncio delle formazioni, partono le lamentele. Chi non avrebbe fatto giocare uno, chi l’altro, chi sicuramente non con quel modulo.

Poi a partita iniziata, basta il minimo errore nel passaggio o nel tiro che scatta il mister che è in loro “Ve lo avevo detto io che non era in forma. Bisogna essere ciechi per non accorgersene”.

La partita arriva così alla conclusione, ma non per il tifoso. Lui ne parla, parla subito dopo e il giorno dopo, poi ci ripensa e a metà settimana rinvanga gli episodi, così da rafforzare con gli amici le sue teorie. Così fino alla domenica successiva.

Ad essere sinceri, un tifoso prima ancora di sentirsi allenatore si ritiene un provetto e navigato Direttore Sportivo.

Fin dall’estate infatti, critica e approva (difficilmente), il calcio mercato della propria squadra del cuore. Spera sempre nell’arrivo di un campione e se arriva lo sconosciuto di turno, di cui “tutti” però parlano bene nell’ambiente e dunque anche per lui è arrivato il fenomeno.

Comunque finisca la stagione, bene o male, lui dirà sempre “Ve lo avevo detto io…”.

Sabato torna il campionato e milioni di allenatori si siederanno in panchina… Pardon, sul divano!

Mattia Cagalli

[20/11/2013]

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