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Perchè Benedetto XVI riesce sempre a radunare due milioni di giovani?

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Papa Benedetto XVI ci sorprende sempre: alla Veglia di preghiera che si è svolta all'aeroporto Cuatro Vientos di Madrid sabato sera e alla Santa Messa di domenica mattina c'erano – secondo gli organizzatori della 26.ma Giornata Mondiale della Gioventù – 2 milioni di giovani, 750 Vescovi e 14 mila sacerdoti. Un dato sorprendente che deve far riflettere tutti coloro che pensano che la Chiesa sia obsoleta, sia roba per vecchiette, e che propone la solita minestra riscaldata secondo vecchi schemi ottocenteschi ormai desueti, passatisti e superati. I laicisti, gli anticlericali, coloro che avversano la Chiesa, dovrebbero domandarsi: come mai il Vicario di Cristo e successore di Pietro, Benedetto XVI, riesce a radunare attorno a sè 2 milioni di giovani? Perchè il Papa è l'unica autorità  morale al mondo che incontra cosi tanti giovani e non ce ne sono altre che riescono in questo obiettivo? I laicisti che contestano la Chiesa, che hanno una disistima preconcetta, che la criticano abitualmente in maniera radicale, devono aprire una riflessione sul fatto che questo Papa mite, umile, colto, e fermo nei valori morali (vita, famiglia, libertà  di educazione e bene comune) raccoglie un consenso cosi vasto nel mondo giovanile. Gli anticlericali devono domandarsi perchè la Chiesa, nonostante sia composta di uomini imperfetti e di istituzioni temporali e limitate, questo Papa riesce a farci vedere invece la sua bellezza, la sua santità  che essa per suo carisma contiene? Gli indifferenti religiosi invece che non si curano della questione religiosa sia perchè la ritengono superata sia perchè imbevuti dalla mentalità  scientifica e tecnica, si chiedano perchè 2 milioni di giovani cercano con le parole illuminanti di Benedetto XVI di tendere verso l' Essere supremo, il Dio vivente? (Cfr. Sant'Agostino, Conf. 1,1).

La risposta sta nel fatto che la Chiesa è prossimo, anzi è nostro prossimo, composta da quei “fratelli di fede” (Gal 6,10) a cui va la nostra preferenza.
Oggi la Chiesa presenta un volto più degno d'ammirazione, che di rimprovero e di commiserazione. Oggi, in tutta la Chiesa, dopo il Pontificato di Giovanni Paolo II e quello attuale di Benedetto XVI, si notano sforzi magnifici di autenticità , di rinnovamento, di vitalità  cristiana, di santità ; una santità  meno abituale e ambientale di quella d'altri tempi, ma più personale e cosciente, ed anche più comunitaria e più operosa.

Oggi la Chiesa, in questi 45 anni dal Concilio, è stata tutta tesa verso la sua interiore riforma; preghiera e dogma si illuminano a vicenda e danno alla vita spirituale della Chiesa il senso di verità  e di pienezza al suo colloquio con Dio, una profondità  interiore e scavata nelle singole anime e un'espressione armonica e corale nella celebrazione liturgica dei misteri sacramentali. Oggi ogni Vescovo, ogni Diocesi, ogni Conferenza episcopale, ogni Famiglia religiosa dopo la riforma del Concilio è in fase d'intensità  d'autentica vita cattolica. Benedetto XVI chiama ogni fedele alla perfezione, ogni laico all'operosità  apostolica, ogni gruppo e movimento ecclesiale alla responsabilità  dell'attività  ecclesiale, ogni coscienza ed ogni comunità  all'espansione missionaria; e tutta la Chiesa al senso della propria unità  e della propria cattolicità , mentre l'ardua ma leale e ardente ripresa dei contatti ecumenici riporta i cattolici alla propria riforma e alla rinnovata capacità  di cordiale dialogo con i fratelli separati; oggi la Chiesa è tutta rivolta alle sue sorgenti per sentirsi vera e vivente, tutta aperta ai contatti rispettosi e salutari col mondo, cercando di trovare nella simbiosi con esso la propria funzione ministeriale di «luce» e di «sale» per un'universale salvezza; oggi l'avvertenza del suo pellegrinaggio escatologico la rende povera, libera, audace, riportata alla sua primitiva missione di teste della risurrezione di Cristo e fonte di quella trascendente speranza che infonde sicurezza e vigore ad ogni onesta speranza terrena; oggi, mentre essa si purifica da ogni indebita contaminazione terrena, alla terra predica e infonde energia morale incomparabile, fratellanza autentica e solidale, capacità  di conquista d'ogni verità  e di ogni ricchezza della creazione, gioia di vivere nell'ordine e nella libertà , nell'unità  e nella pace.

Sta qui il segreto di Benedetto XVI che, nel suo stemma episcopale, ha scelto il motto di “Cooperatore della verità ” a cui è fedele nel suo ministero petrino. “Oggi che la cultura relativista dominante rinuncia alla ricerca della verità  e disprezza la verità  che è l'aspirazione più alta dello spirito umano, – ha spiegato il Pontefice alla Veglia – dobbiamo proporre con coraggio e umiltà  il valore universale di Cristo, come salvatore di tutti gli uomini e fonte di speranza per la nostra vita”.
E ancora: “Non conformatevi con qualcosa che sia meno della Verita' e dell'Amore, non conformatevi con qualcuno che sia meno di Cristo”. “Mentre la cultura relativista dominante rinuncia alla ricerca della verita' e disprezza la ricerca della verita', che e' l'aspirazione piu' alta dello spirito umano, dobbiamo proporre – questo chiede Benedetto XVI ai ragazzi di tutto il mondo – con coraggio e umilta' il valore universale di Cristo, come salvatore di tutti gli uomini e fonte di speranza per la nostra vita. E la nostra attenzione disinteressata agli ammalati e ai bisognosi sara' sempre una testimonianza umile e silenziosa del volto compassionevole di Dio”.

Oggi – diceva Papa Montini – va di moda la categoria dei critici. “Vi sono due specie di critici; chiamiamo positiva la prima, ed è formata da quei critici orientati verso la verità  e, per ciò che si riferisce alla Chiesa, verso l'introspezione della sua vera natura, oltre le sue esteriori ed umane sembianze, verso la sua immanente e inestinguibile definizione di Corpo mistico di Cristo; una critica questa, che non nasconde nulla, ma che ci rende tanto più appassionati ed amorosi della Chiesa di Cristo, quanto più essa ci svela i difetti, le incoerenze, i falli, le sofferenze, i bisogni del volto umano della Chiesa stessa: critici di questa specie vorremmo essere un po' tutti quanti della Chiesa ci diciamo fedeli, figli e membra solidali (Cfr. 2 Cor. 13, 8). L'altra specie di critici è quella negativa, animata cioè da uno spirito maligno, che, contrariamente al carisma della carità  (Cfr. 1 Cor. 13, 5-6). È pur troppo abbastanza diffuso oggi questo spirito pessimista, che altro occhio non ha per la Chiesa, se non per denunciarne, vere o false che siano, le deformità , e per trarne argomento farisaico a propria lode e a sua condanna (Cfr. Lc 18, 11-12). Vorremmo invitare questi critici tanto severi, e talora prevenuti e ingenerosi, a maggiore serenità ; quella serenità  che rende possibile il dialogo, e che riaccende nel cuore l'amore”. Come potremmo pretendere di costruire senza l'amore la Chiesa? qual è l' atteggiamento di Benedetto XVI verso la Chiesa? quella Chiesa per la quale Cristo per primo, Lui fondatore, Lui Maestro, Lui Redentore, ebbe tanti pensieri, tanti desideri, tante cure, e, per dir tutto in una parola, tanto amore: “Egli amò la Chiesa, scrive San Paolo e immolò se stesso per lei” (Ef 5, 25).

Amare la Chiesa, questo dev'essere il nostro atteggiamento primo e nuovo in questa stagione spirituale e storica. Nella sua realtà  mistica e terrena, la ameremo la Chiesa, in ciò che ha di misterioso e di divino, ed anche in ciò che ella ha di umano e perciò di limitato e difettoso, nella sua concretezza, qual è, perfetta nel pensiero di Cristo (Cfr. Ef 5, 27), perfettibile nella nostra esperienza e nel nostro desiderio, senza evadere nella distinzione fra una Chiesa vagamente spirituale, immaginata da un nostro gratuito idealismo, e una Chiesa dogmatica e gerarchica, di cui stentiamo a riconoscere l'identità  e il bisogno ch'ella ha della nostra umile e filiale adesione per riapparire bella come Sposa di Cristo.
Ma per amare la Chiesa occorre avere idee chiare su di essa ha spiegato Benedetto XVI nelle Udienze generali che sono sempre affollatissime. E la prima idea sarà  riconoscerne il mistero, cioè la eccedenza del suo essere rispetto alla nostra capacità  intellettiva. Essa non è un fatto puramente naturale (e già  la profondità  dei fatti naturali sorpassa di solito il nostro potere di adeguarne Ia realtà  al nostro pensiero); essa è un pensiero divino, un disegno di Dio che si innesta nella vita e nella storia dell'uomo; si veda, fra i primi documenti, la lettera di S. Paolo agli Efesini; la meraviglia dapprima, la fede poi, e l'entusiasmo della carità  infine devono essere i nostri fondamentali atteggiamenti dinanzi a tale rivelazione. E non ci dobbiamo stupire se tale mistero non trova, nel nostro linguaggio, termini adeguati per definirlo; ce lo dice il Concilio, il quale elenca alcune espressioni relative al mistero.

La Chiesa è adombrata nell'annuncio evangelico del titolo di Regno di Dio, e poi di regno di Cristo e di Dio; e diventa l'ovile di Cristo, il campo di Dio, l'edificio di Dio; diventa il Corpo mistico di Cristo, diventa la Sposa di Cristo (Cfr. Lumen Gentium, 5-7). Benedetto XVI al milione e mezzo di giovani riuniti all'aeroporto Cuatro Vientos di Madrid, con cuore pieno di speranza dice: amate la Chiesa. Forse già  l' amano, nelle loro inquiete ed ideali aspirazioni, e non si accorgono ch'ella è perfettamente al vertice dei loro ideali di autenticità , di perfezione tesa nello sforzo d'essere tale, e poi sull'orizzonte dei comuni e validi sogni di universalità , di giustizia, di pace. E lo dice anche ai lontani, sperando che anche a loro giunga un'eco almeno della sua voce: amate la Chiesa! ella è la vera unità , ella è la vera bontà ; ella è l'umanità  che soffre, pensa, opera e vive per ciò che merita d'essere scopo dell'umana esistenza, per ciò che alla fine non delude e non muore.

Amate la Chiesa giovani! Quale altra raccomandazione può fare il Papa, quando Egli è tanto lieto di accoglierli come membri della santa Chiesa, e quando Egli si compiace di ammirare nel raduno oceanico dell'aeroporto Cuatro Vientos di Madrid, che loro lì compongono, una figura, anzi una porzione della grande assemblea dei fedeli di tutto il mondo, che compongono la Chiesa stessa? Amate la Chiesa, è il messaggio di Benedetto XVI ai giovani, perché l'ha amata Gesù Cristo, il suo fondatore, che non solo l'ha ideata, iniziata, istruita, educata, arricchita del tesoro inestimabile della sua Parola e dei suoi carismi di grazia e di vita spirituale, ma ha dato la sua vita, il suo sangue per lei, per lei è morto e per lei è risorto, assorbendo in Sé, agnello innocente, le pene, le miserie, le sofferenze, le aspirazioni dell'umanità , e celebrando in Sé la redenzione, che Egli a tutti offre e comunica, a tutti quelli cioè che, accettandola nella fede e nella partecipazione sacramentale, diventano a Lui conformi, anzi suo Corpo mistico, sua Chiesa.

Tanto ha amato Cristo la Chiesa da farla rappresentare, nella celebre similitudine di San Paolo (Ef 5, 25), come sua Sposa, e da indicare l'amore intercorso fra Lui, Cristo, e la Chiesa come il paradigma più alto e più pieno dell'amore, dal quale deve attingere esempio e santità  perfino l'amore coniugale. Quella Chiesa che nell'Omelia di domenica Papa Benedetto XVI ha definito con queste parole: “non è una semplice istituzione umana, come qualsiasi altra, ma è strettamente unita a Dio. Lo stesso Cristo si riferisce ad essa come alla «sua» Chiesa. Non è possibile separare Cristo dalla Chiesa, come non si può separare la testa dal corpo (cfr 1Cor 12,12). La Chiesa non vive di se stessa, bensì del Signore. Egli è presente in mezzo ad essa, e le dà  vita, alimento e forza”.

Alberto Giannino
(*) Presidente Ass. culturale docenti cattolici (Adc)

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