Pensioni, niente quota 96, professori e bidelli sono destinati a rimanere al loro posto. Per il momento.
Professori universitari e primari avrebbero dovuto andare in pensione obbligatoriamente a 68 anni, invece niente.
I lavoratori della scuola speravano in un ripristino della «quota 96» (la somma di età anagrafica e anni di contribuzione) che avrebbe sbloccato 4 mila pensionamenti tra docenti e ausiliari bloccati dalla Riforma Fornero, invece niente.
Pareva si potessero togliere le penalizzazioni per chi va in pensione a 62 anni, invece niente.
Le proposte, emendamenti del governo presentati ieri in Senato, all’articolo 1 del decreto legge sulla pubblica amministrazione, sono state cassate: non c’è la copertura finanziaria, come aveva rilevato la Ragioneria dello Stato dopo l’approvazione alla Camera dei deputati.
Alle critiche che piovono da Sel, M5S, Lega, Fdi-An, e da sindacati confederali, Ugl e organizzazioni dei medici replica il presidente del Consiglio: «L’emendamento sulla “quota 96” non c’entrava nulla con la ratio della riforma della pubblica amministrazione — fa notare Matteo Renzi — e quindi è stato giusto toglierla dal decreto».
Nelle intenzioni del premier, secondo quanto trapela, un intervento a fine agosto, assai più ampio come platea del perimetro dei 4 mila insegnanti coperti dalla «quota 96».
Redazione
[05/08/2014]
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